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Protezione umanitaria, permessi in calo dopo la stretta invocata da Salvini

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Protezione umanitaria, permessi in calo dopo la stretta invocata da Salvini

Dopo l’offensiva contro le partenze dei barconi dalla Libia, conclusasi con la scomparsa delle navi umanitarie dal Mediterraneo, ora tocca ai richiedenti asilo. La circolare del ministro dell’Interno a prefetti e presidenti delle Commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale, entrata in vigore il 4 luglio, ha introdotto una stretta sui permessi di soggiorno umanitari. Stretta che sarà confermata nel decreto Salvini su immigrazione e sicurezza, in attesa di approdo in Consiglio dei ministri, che dovrebbe prevedere tra l’altro anche il raddoppio dei tempi di trattenimento dei migranti irregolari (da tre a sei mesi) nei centri per i rimpatri (Cpr).

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Numeri in calo
I numeri stanno già a testimoniare un calo progressivo dei permessi umanitari rilasciati dalle commissioni territoriali. Si è passati dai 2.508 permessi di maggio (il 28% del totale delle domande esaminate) ai 2.219 di giugno (il 27%), fino al ben più drastico calo a luglio, con 1.680 permessi: il 23% del totale delle decisioni a fronte del 7% di status di rifugiato, 3% di “protezione sussidiaria” e 67% di dinieghi della domanda presentata.

Se si guarda poi alle decisioni adottate tra il 5 luglio e fine agosto, sono
state 14.367. Su questa cifra complessiva, la Commissione nazionale per il diritto all'asilo, che fa capo al Viminale, fornisce alcuni elementi di dettaglio, da cui emerge che la protezione umanitaria è stata concessa in 2.759 casi, pari a una percentuale sul totale ancora più bassa: il 19%.

La circolare di inizio luglio
Dati che sembrano conseguenza della circolare che invita ad esaminare con rigore i «seri motivi che danno diritto al permesso di soggiorno umanitario». Il ministro confida «nella massima attenzione» delle commissioni «a salvaguardia degli interessi primari della collettività oltre che dei diritti dei richiedenti». Anche perché la tutela umanitaria, concessa inizialmente per due anni, viene generalmente ampliata in maniera automatica. Una prassi che ha comportato la concessione del titolo di soggiorno «ad un gran numero di persone», che «ora permangono sul territorio nazionale con difficoltà di inserimento».

Cosa è il permesso per motivi umanitari
La protezione umanitaria è una forma residuale di protezione per quanti, in base all'esame della commissione territoriale competente alla quale il migrante ha presentato domanda di asilo politico, non hanno diritto a una forma di protezione internazionale (status di rifugiato o protezione sussidiaria) ma si ritiene abbiano comunque diritto a una forma di tutela. Il permesso di soggiorno per motivi umanitari viene rilasciato dal questore a seguito di raccomandazione della Commissione territoriale qualora ricorrano “seri motivi” di carattere umanitario come ad esempio motivi di salute o di età, oppure vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza o di insufficiente rispetto dei diritti umani, vittime di carestie o disastri ambientali o naturali.

La specificità normativa
Della norma sulla protezione umanitaria, introdotta nell’ordinamento nazionale nel 1998, hanno beneficiato finora persone in situazioni collegate «alla maternità, alla minore età, al tragico vissuto personale, alla permanenza prolungata in Libia, per arrivare anche ad essere uno strumento premiale di integrazione». Il permesso ha una durata di 2 anni, è rinnovabile, e può essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro. Si tratta di un titolo previsto dall’ordinamento giuridico italiano che dunque non ha un proprio esplicito fondamento nell’obbligo di adeguamento a norme internazionali o dell'Unione europea.

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