Il secondo posto del nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) nella classifica Oms è un primato “vecchio” di 21 anni. Il terzo posto nella classifica Bloomberg, che mette in relazione l'aspettativa di vita con la spesa pro-capite, sovrastima la qualità delle cure pubbliche italiane. Restano invece affidabili le valutazioni dell'Euro Health Consumer Index, che ci colloca al 20° posto su 35 Paesi, e il sistema dell'OCSE, il più completo e aggiornato per valutare le performance e individuare le aree di miglioramento, che non elabora alcuna classifica, ma permette di identificare la posizione del nostro Ssn rispetto agli altri paesi per 76 indicatori raggruppati in 9 categorie. E' questo il bagno di realismo che propone la Fondazione Gimbe, che a 40 anni dalla nascita del Ssn fa un check up del suo stato di salute a partire dalle classifiche internazionali.
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Stop alle vecchie classifiche 
L'auspicio naturalmente è che il tempo degli onori non sia finito per il Servizio sanitario nazionale, ma intanto vanno riportate
   al giusto valore le hit parade che hanno fatto il loro tempo. Classificazioni che mantengono un grande fascino ma vengono
   spesso utilizzate nel dibattito pubblico in maniera opportunistica. Insomma non si può continuare a crogiolarsi guardando
   una vecchia foto. “Perché misurare la qualità di un sistema sanitario – spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione
   GIMBE - nelle sue varie dimensioni è molto complesso e, di conseguenza, numerose variabili condizionano tali classifiche:
   tipologia di sistema sanitario, numero di paesi inclusi, numero e tipologia di indicatori, dimensioni della performance prese
   in considerazione, fonti dei dati e criticità relative al loro utilizzo e alle tempistiche di aggiornamento”. 
«Al fine di verificare dove si colloca realmente il SSN nel confronto con gli altri paesi – continua Cartabellotta – abbiamo
   innanzitutto condotto una revisione sistematica e un'analisi metodologica degli strumenti elaborati da otto organizzazioni
   internazionali per valutare l'affidabilità delle varie “classifiche”, da cui emergono alcune raccomandazioni chiave per il
   loro utilizzo nel dibattito pubblico e, soprattutto, nelle comunicazioni istituzionali». 
I primati
Ma in quali aree il Ssn brilla ancora? Rispetto alla qualità dell'assistenza ed esiti di salute, l'Italia conquista il podio
   per diversi indicatori Ocse: basso numero di ricoveri per diabete negli adulti (1°), bassa percentuale di ritenzione di materiale
   estraneo durante interventi chirurgici (1°), bassa percentuale di traumi ostetrici (2°), basso numero di ricoveri per asma
   e broncopneumopatia cronica ostruttiva negli adulti (2°), bassa mortalità a 30 giorni dopo ricovero per infarto del miocardio
   (2°), bassa percentuale di amputazione degli arti inferiori in pazienti diabetici adulti (3°). 
Le bocciature
Siamo invece in fondo alla classifica per diverse vaccinazioni in età pediatrica - epatite B (22°), difterite, tetano e pertosse
   (31°) e morbillo (44°)- e per mortalità causata da carcinoma della mammella e del colon-retto (24°). Maglia nera anche per
   l'eccesso di prescrizioni di antibiotici (28°) e per leucemia in età pediatrica (32°). Secondo il monitoraggio Gimbe della
   classificazione Ocse, sullo Stato di salute, siamo in 4a posizione per aspettativa di vita alla nascita, ma in fondo alla
   classifica per mortalità cerebrovascolare (25°) e tumore (26°) e per basso peso alla nascita (29°). Rispetto ai fattori di
   rischio, l'Italia conquista la 3a posizione per consumo giornaliero di frutta negli adulti e la 4a per bassa incidenza di
   sovrappeso o obesità negli adulti, ma emerge in tutta la sua gravità il peggioramento degli stili di vita nelle nuove generazioni:
   28° posto per attività fisica moderata/intensa quotidiana negli adolescenti e 30° per percentuale di adolescenti fumatori.
   L'accesso alle cure ci vede ci primi posti per tempi di attesa per intervento di cataratta (2°), protesi di ginocchio (3°)
   e d'anca (4°); al 20° posto per incidenza della spesa sanitaria out-of-pocket sui consumi totali delle famiglie.
Maglia nera sul personale
Altra nota dolente, cui la ministra della Salute Giulia Grillo sta dedicando la massima attenzione, è il personale: il nostro
   Paese si colloca infatti sotto la media Ocse per la maggior parte degli indicatori, occupando il fondo della classifica per
   percentuale di medici ≥ 55 anni (30°), per numero di laureati in scienze infermieristiche (31°) e per rapporto medici/infermieri
   (35°).
Luci e ombre nell'erogazione dell'assistenza. Siamo al 4° posto per disponibilità di apparecchiature per la risonanza magnetica
   (ma non rendiamo noto il numero di esami effettuati), in fondo alla classifica per tagli cesarei (27°) e per degenza media
   del ricovero ospedaliero dopo infarto del miocardio (30°).
Sulla farmaceutica conquistiamo la 4a posizione per farmacisti occupati, ma occupiamo il fondo alla classifica (26°) per utilizzo
   di farmaci equivalenti.
In ritardo sugli over 65
Infine in Italia si invecchia di più ma si invecchia male. Gli indicatori sono infatti piuttosto negativi rispetto alla grande
   sfida delle long-term care. A fronte di posizioni eccellenti per aspetti demografici (2° posto per percentuale di popolazione
   ≥65 anni e ≥ 80 anni), precipitiamo al 20° posto per aspettativa di vita in buona salute a 65 anni, al 21° per limitazioni
   nelle attività della vita quotidiana negli adulti ≥65 anni, al 24° posto per la percentuale di adulti di età ≥65 anni che
   percepiscono uno stato di salute buona o ottima, al 28° per posti letto in strutture per la long term care e al 43° per elevata
   prevalenza della demenza. «Le nostre analisi – conclude Cartabellotta – dimostrano che non è più tempo di illudersi utilizzando
   in maniera opportunistica le prestigiose posizioni del nostro SSN riferite a classifiche obsolete (2° posto OMS), oppure che
   mettono in relazione l'aspettativa di vita con la spesa sanitaria pro-capite (3° posto Bloomberg). Piuttosto, grazie al completo
   e aggiornato sistema OCSE, occorre individuare le criticità e predisporre le azioni di miglioramento per allinearsi a standard
   internazionali».
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