GENOVA - La decisione del Riesame di Genova sul sequestro di 49 milioni di euro – frutto della presunta truffa dell'ex leader del Carroccio Umberto Bossi - probabilmente potrebbe arrivare già domani. In ballo c'è la continuità del partito della Lega, la quale assicura di avere “in cassa” solo denaro lecito. Si tratta di complessivi 5 milioni 618mila euro. Ma andiamo per gradi.
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I 49 milioni della truffa
Il Tribunale del Riesame si dovrà pronunciare dopo la decisione della Corte di Cassazione che ha ordinato il sequestro delle somme presenti e future rinvenute sui conti correnti della Lega, al fine di sanare il presunto danno da 49 milioni di euro del Senatur e del suo ex tesoriere Belsito. In particolare è stato enunciato un principio: «Sequestrare le somme ovunque siano rinvenute» fino a raggiungere i 49 milioni.
Secondo i legali della Lega, gli avvocati Ponti e Zingari, «per un partito politico, un sequestro ai fini di confisca di tale
natura avrebbe quali conseguenze l'impossibilità di svolgere le proprie funzioni costituzionali per totale mancanza di quelle
risorse che la normativa sul finanziamento dei partiti mira ad assicurare: si tratterebbe, di fatto, di una misura interdittiva,
dalla durata indeterminata, applicata nei confronti di soggetti non destinatari del dlgs 231/01 (responsabilità amministrativa,
ndr), posta in essere a cautela di una ipotesi di confisca non prevista dalla legge».
Violazione della Cedu
Quest'ultimo aspetto, secondo i difensori, non sarebbe di poco conto. Ritengono, infatti, che ci sia violazione dell'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Per sostenere questa tesi hanno depositato
una sentenza della Grande Chambre della Cedu nel caso relativo ai palazzi baresi di Punta Perotti. Con questa sentenza, dicono, «è stato enunciato il principio che un
provvedimento di confisca applicato a chi non è stato parte nel procedimento penale in cui è disposta la misura è da ritenersi
emesso in violazione dell'articolo 7 della Cedu». La Lega, infatti, non è stata parte in causa nel processo di primo grado contro Bossi, Belsito ed altri soggetti. «La Corte, sul punto, ha inequivocabilmente affermato che “in considerazione del principio secondo cui una persona non può
essere punita per un atto che impegna la responsabilità penale di un altro, una misura di confisca applicata, come nel caso
di specie, a persone fisiche o giuridiche che non sono parti del procedimento, è incompatibile con l'articolo 7 della Convenzione”.
Nel caso di specie la Lega Nord non era parte del giudizio di primo grado e la Corte di Appello di Genova ha espressamente
rigettato la richiesta della stessa di poter partecipare al giudizio di appello. Ne consegue che si sta dando esecuzione a
un sequestro emesso a seguito di una confisca disposta in palese violazione dell'articolo 7 della Cedu».
I 5,6 milioni della Lega
Stando ai documenti depositati al Tribunale del Riesame, sui conti correnti della Lega risulterebbero 5 milioni 618mila euro.
Di questi 4 milioni 788mila euro sono costituiti da erogazioni liberali, donazioni, finanziamenti, sovvenzioni effettuate
da cittadini (persone fisiche o, in minima parte, per 42mila euro, da società), da candidati alle elezioni, da parlamentari
e da somme derivanti dal tesseramento. Circa 730mila euro, invece, provengono dal 2x1.000 (quindi dai cittadini). Secondo
i difensori della Lega «ne consegue che, se le somme sono di accertata provenienza lecita, non sono da sequestrare».
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