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Da Di Maio a Crimi tutti gli attacchi contro i giornali

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Da Di Maio a Crimi tutti gli attacchi contro i giornali

L’ultima invettiva contro i giornali lanciata da Di Maio risale a qualche giorno fa, quando su Facebook - commentando la notizia del possibile ridimensionamento del reddito di cittadinanza, bollata dal Movimento come “fake news” - il vicepremier si è scagliato contro «i giornali dei prenditori editori che ormai ogni giorno inquinano il dibattito pubblico». E dietro di lui il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi, annunciando lo stop ai fondi pubblici per la stampa e i tetti alle pubblicità tv, ha parlato di «fine della pacchia».

E se oggi il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, è tornato a difendere la libertà di stampa come «elemento portante della democrazia», l’avversione contro i media è nel Dna del Movimento fin dal suo esordio. «La prima cosa che faremo è tagliare le sovvenzioni ai giornali», diceva nel 2013 Beppe Grillo, che già 5 anni prima , durante il “Vaffaday”, annunciava un referendum per «la libera informazione in libero Stato». Scagliandosi, poi, contro la «stampa vergognosa».

Di Maio: giornalismo? E’ solo propaganda
Quello sul reddito di cittadinanza per Di Maio «non è giornalismo, è solo propaganda per difendere gli interessi di una ristretta élite che pensa di poter continuare a fare il bello e il cattivo tempo», ha scritto il vicepremier su Fb. Assicurando che «non sarà più così», perchè «in legge di bilancio - ha annunciato- porteremo il taglio dei contributi pubblici indiretti e stiamo approntando la lettera alle società partecipate dallo Stato per chiedere di smetterla di pagare i giornali per evitare che si faccia informazione sui loro affari e per pilotare le notizie in base ai loro comodi». E poi «la proprietà dei giornali deve essere indicata sulla testata», scrive in un altro post, perchè «i cittadini devono sapere». Un tema sul quale il vicepremier lancia un vero e proprio sondaggio su Fb, raccogliendo migliaia di commenti (quasi tutti a favore).

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Crimi: le fabbriche di fake news non ci fermeranno
«Vogliamo liberare l’informazione» e per «essere libera, la stampa deve slegarsi dai soldi pubblici e dalla politica che li elargisce». Così qualche giorno fa, su Facebook, il sottosegretario Crimi ha ribadito l’intenzione del governo di procedere con il progetto che è il principale cavallo di battaglia del Movimento. «La soppressione dei finanziamenti pubblici ai giornali o l’abolizione dell’ordine dei giornalisti, che appartengono al Movimento da quando è nato dieci anni fa - ha sottolineato Crimi - vengono spacciate dai giornali come “novità” addirittura “pericolose”, se non “eversive” e “dannose per la democrazia”», «ma non saranno le fabbriche di fake news a fermarci», ha assicurato. E annunciando ieri l’introduzione di tetti alla pubblicità in tv, con «redistribuzione della pubblicità tra televisione e carta stampata», il sottosegretario ha dichiarato: «Non è il mio linguaggio, ma si può dire che è finita la pacchia».

Un «patto» sui media per «far fuori» i Cinquestelle
Ben prima di arrivare al Governo, Di Maio in più occasioni ha tuonato contro il «patto sui media italiani per far fuori» il Movimento. Più o meno un anno fa, in una diretta Fb in cui commentava l’arresto di un candidato “impresentabile” di Forza Italia alle regionali siciliane, l’attuale vicepremier puntava il dito contro i giornali, rei di non aver trattato a sufficienza l’argomento: «La regola è dai addosso al Movimento 5 Stelle per qualsiasi sciocchezza, ma copri tutti gli altri partiti per le cose gravi», aveva detto l’allora candidato premier M5S.

Grillo: non comprate i giornali, informatevi in Rete
L’avversione contro i giornali, si è detto, è parte del Movimento. E Beppe Grillo non usava mezzi termini quando, appena due anni fa, dichiarava: «Non comprate i giornali, è lo spreco più immorale e anacronistico che possiate fare di questi tempi. Informatevi in Rete o in Giappone!». Ancora prima, nel 2014, alla notizia della messa in liquidazione dell’Unità, aveva lanciato una profezia: «Il nuovo vento della Rete e della fine, lenta ma implacabile, dell’editoria assistita sta producendo i suoi effetti: la scomparsa dei giornali. Un’ottima notizia per un Paese semilibero per la libertà di informazione come l'Italia. Meno giornali significa infatti più informazione».

Giornali «carta igienica quotidiana»
Sempre nel 2014, Grillo precisava che il Movimento 5 Stelle «ha fatto “opposizione”, da non confondere con il termine “ostruzionismo” caro ai telegiornali e alla carta igienica quotidiana che sono diventati quasi tutti i giornali». E pochi mesi dopo assicurava: «Prenderemo tutti i soldi pubblici ai giornali che ci hanno depistato per vent’anni: siamo al settantesimo posto come libertà di stampa. La stampa è vergognosa».

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