Sempre più attrattiva per gli studenti Erasmus di tutto il mondo - con oltre 1000 giovani accolti all’inizio di quest’anno accademico - l’università Sapienza di Roma punta a un ruolo da protagonista nei nascenti atenei “transnazionali” Ue. «È in arrivo il bando Ue sulle università europee al quale parteciperemo in consorzio con altri atenei del Mediterraneo» ha annunciato ieri il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, aprendo la #ErasmusWelcomeWeek, la settimana dedicata all’accoglienza degli studenti stranieri che hanno scelto l’ateneo romano per almeno un semestre in Erasmus.
Gaudio racconta che, oltre «alle reti strategiche in Europa», l’ateneo sta «potenziando gli oltre 1.000 accordi internazionali che già abbiamo in tutti e cinque i continenti». E sul fronte interno affronta la questione del numero chiuso: «Noi difendiamo il diritto allo studio, che non è però diritto all’iscrizione».
In arrivo le università europee
Il bando annunciato da Gaudio permetterà l’istituzione di università europee mediante consorzi tra atenei dei paesi membri.
«Sono reduce da un viaggio a Bruxelles - racconta il rettore - in cui abbiamo rinforzato una rete con l’università della
capitale belga e con quelle di Madrid, Marsiglia, Atene e Stoccolma per realizzare un campus europeo che consente agli studenti
di muoversi liberamente tra gli atenei e di avere il riconoscimento degli studi fatti». Il bando della commissione Ue «sarà
molto probabilmente pubblicato ad ottobre - ha aggiunto - ma noi ci stiamo già attrezzando per arrivare pronti all’appuntamento».
Obiettivo un 10% di iscritti stranieri
Nel lavoro di potenziamento dell’internazionalizzazione, il rettore cita le partnership della Sapienza con Cina e India,
gli accordi con Harvard e con l’università di Houston «che ci hanno portato ad avere oltre 8mila studenti stranieri e ad aumentare
fino a 1.200 il numero dei giovani in Erasmus, numero che - continua - puntiamo ad aumentare, con l’obiettivo di arrivare
a un 10% di stranieri sul totale degli iscritti alla Sapienza».
Da cervelli in fuga a cervelli in movimento
Una dimensione sempre più internazionale può trasformare il fenomeno dei “cervelli in fuga” in “cervelli in movimento”? «Certo,
non è un dato preoccupante se il 4-6% dei nostri studenti va a lavorare all’estero - dice il rettore - l’importante è che
lo scambio sia biunivoco sia in termini di qualità che di quantità». Perchè «se tutti i migliori vanno fuori - aggiungere
- è ovvio che dobbiamo riflettere sulle condizioni di lavoro e sulle opportunità che diamo ai giovani».
Numero chiuso? Serve a garantire il diritto allo studio
E le ricorrrenti polemiche su test d’accesso e numero chiuso nelle università italiane? «È un problema di fini e mezzi,
il problema è il diritto allo studio, che non è un diritto all’iscrizione», dice Gaudio. «Abbiamo annullato le tasse per gli
studenti meno abbienti e per quelli con alta performance - spiega il rettore - ma il diritto allo studio vuole anche dire
mettere i giovani in condizione di studiare» e in questo senso «il numero programmato è funzionale al diritto allo studio».
Gaudio fa l’esempio della facoltà di Medicina, dove oggi ci sono «più o meno di 65mila domande e 10 mila posti» e si chiede:
«Invece di 10mila ne vogliamo ammettere 65mila? Benissimo, dobbiamo investire il 650% in più per garantire a quei giovani
professori, aule e laboratori per studiare». «Non è un problema ideologico, non possiamo continuare a fare declamazioni generiche
alle quali non segue nessun impegno pratico, perchè in questo modo si prende in giro la gente», conclude.
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