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Manovra, Confindustria: garantire continuità a Industria 4.0

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il rapporto csc

Manovra, Confindustria: garantire continuità a Industria 4.0

La trasformazione digitale dei prodotti e processi industriali è la sfida per la manifattura del futuro. In vista delle prossime scelte di politica economica «è importante garantire continuità nel tempo al Piano Nazionale Industria 4.0 per allargare il più possibile la platea delle imprese coinvolte nella trasformazione digitale e sostenere le produzioni di macchinari innovativi». Il Centro Studi di Confindustria (CsC) diffonde una nota dedicata a “Imprese e politica insieme per l’industria italiana 4.0” in cui analizza l’impatto e le risposte giunte da Industria 4.0 e dedica una riflessione a quali risposte aspettarsi dalla prossima legge di bilancio.

Per il CsC è «indispensabile uno sforzo aggiuntivo negli ambiti dove la politica industriale finora ha inciso meno: da un lato la formazione e l’inserimento di competenze tecniche e manageriali all’interno delle imprese, dall’altro il coordinamento degli investimenti 4.0 lungo le filiere, che riguarda anche i rapporti tra mondo produttivo e mondo della ricerca»

L'analisi condotta dal CsC a partire dai dati Istat sulle ICT mostra come all’inizio dello scorso anno fossero poche le imprese manifatturiere in Italia attrezzate ad affrontare la sfida rappresentata da Industria 4.0: solo il 4% di quelle con più di 10 addetti (2.700 circa), nel 2017, poteva definirsi già come “Innovatore 4.0 ad alto potenziale”, una quota che sale al 13% (9.000 circa) se si includono anche le imprese che pur avendone il potenziale non avevano ancora investito in modo significativo in tecnologie digitali. Di contro, quasi un’impresa manifatturiera su due (31.000 circa) apparteneva alla categoria degli “Analogici”.

Esiste una relazione inversa, osserva il centro studi di Confindustria, tra il ritardo digitale e la dimensione dell'impresa, mentre a livello settoriale tre sono i comparti principalmente interessati fino ad oggi dalla trasformazione digitale: due prevalentemente in veste di fornitori di soluzioni tecnologiche 4.0 (elettronica da una parte, meccanica strumentale e apparecchiature
elettriche dall'altra), uno come utilizzatore delle stesse (mezzi di trasporto).

A livello territoriale non si registrano marcate differenze tra Nord e Sud. Il centro studi sottolinea come «ad oggi non sono ancora disponibili dati utili a quantificare in termini economici quanto le misure di politica industriale adottate negli anni scorsi abbiano effettivamente contribuito ad innescare investimenti in tecnologie 4.0, né quale impatto abbiano avuto sulla competitività delle imprese italiane» perché «i dati sull’utilizzo delle misure d'incentivo fiscale nel 2017 saranno infatti disponibili solo nel 2019, quindi ben oltre l’approvazione della legge di bilancio nella quale si dovrà decidere se e in che misura dare continuità alla strategia nazionale per Industria 4.0 anche dal prossimo anno».

Come considerazione generale, sintetizza la nota, alla luce della forte eterogeneità nel grado di maturità digitale dell'industria italiana, l’auspicio è che l’orizzonte della politica sia di medio-lungo periodo, che guardi cioè oltre il 2018. Ciò per dare modo ad un numero ampio di imprese di intraprendere gli investimenti necessari alla trasformazione tecnologica».

POCHE IMPRESE ITALIANE GIÀ ATTREZZATE ALLA SFIDA 4.0
Fonte: elaborazioni CSC su dati Istat - Indagine ICT

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