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Sindaco di Riace arrestato: è polemica social sull’immigrazione

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il caso lucano

Sindaco di Riace arrestato: è polemica social sull’immigrazione

Dormiva Mimmo Lucano quando i finanzieri all’alba hanno bussato alla porta della sua casa, un’abitazione modesta nei pressi dell’ufficio postale di Riace Superiore. Un’ordinanza emessa dal gip, su richiesta del procuratore di Locri Luigi D’Alessio, ha disposto i domiciliari del sindaco calabrese e il divieto di dimora a Riace per la sua compagna Tesfahun Lemlem.

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Le accuse sono di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, matrimoni di comodo e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Xenia, il nome dell’operazione, un termine greco che rimanda al senso dell’ospitalità.

«Digiuno di giustizia»
Mimmo Lucano, detto «u curdu», il curdo, come i primi profughi sbarcati sulla spiaggia di Riace 20 anni fa, è un tutt’uno con la sua comunità, borgo simbolo dell’accoglienza che ha sperimentato un nuovo modello di integrazione e di sviluppo («antitetico alla corruzione, sul piano etico, culturale, economico», ha sempre detto il sindaco), basato su bonus e borse lavoro. «Strumenti di dignità e di trasparenza che bisognerebbe studiare e incentivare», secondo il magistrato Emilio Sirianni, responsabile della sezione di Catanzaro di Magistratura democratica, che questa estate ha sostenuto Lucano durante il suo «digiuno di giustizia», contro il blocco dei finanziamenti: un credito di quasi 2 milioni. A settembre, poi, qualche sprazzo di fiducia: 250mila euro a copertura delle attività per l’accoglienza dei migranti, riferite agli ultimi tre mesi del 2016, avevano allentano la tensione. E voci del ministero dell’Interno annunciavano dopo due anni il ripristino dei finanziamenti e la restituzione dei crediti pregressi.

Operazione Xenia
Oggi l’epilogo inatteso. Che per il Tribunale è l’esito di «approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico». Nel comunicato del procuratore D’Alessio si legge anche che è emersa «la particolare spregiudicatezza del sindaco Lucano, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, nell’organizzare veri e propri “matrimoni di convenienza” tra cittadini riacesi e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano». E si fa riferimento a irregolarità amministrative e illeciti penalmente rilevanti. Oltre alle mancate procedure di gara previste dal codice degli appalti per l’affidamento del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti. Con un finale che merita attenzione.

Il finale dell’ordinanza
«Il Gip ha tuttavia affermato che – si legge nel comunicato del procuratore Luigi D’Alessio in merito all’ordinanza –: “ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti Sprar e Cas, ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”. È evidente – prosegue il comunicato di D’Alessio – che su tali profili questo Ufficio di Procura doverosamente procederà nei prossimi giorni ad approfondire ogni opportuno aspetto per presentare l’eventuale, apposito ricorso presso il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, fermo restando che dalle indagini è comunque emersa una pluralità di situazioni che, nell’immediatezza, impone la trasmissione degli atti alla Procura Regionale della Corte dei Conti ai fini dell’accertamento del connesso danno erariale».

Manifestazioni e sit in
Il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio da sempre affianca e sostiene Lucano. E di rientro dal Canada dichiara: «Non sono ancora a conoscenza dei dettagli dell’inchiesta, tranne quello che trapela in queste ore sugli organi di informazione. Sono però a conoscenza di chi sia Mimmo Lucano, della sua opera, della sua passione, del suo impegno per gli altri e soprattutto per i migranti. Sono - ancora - perfettamente a conoscenza di quello che era Riace un tempo e di quello è oggi. Il modello di integrazione di Riace è un faro, un simbolo di quello che dovrebbe essere - e invece non è - l’accoglienza nel nostro Paese. So che Mimmo Lucano è uomo di specchiata onestà e credibilità, che ha agito e agisce esclusivamente per gli altri e si batte per i diritti degli ultimi. Per questi motivi gli sono vicino e lo difenderò. E lo aiuterò nella certezza che dopo i tempi bui che stiamo vivendo ci sarà spazio per diritti, dignità e libertà».

Roberto Saviano, che di recente ha visitato Riace, twitta: «Mimmo Lucano è agli arresti domiciliari. Motivazione? Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma la verità è che Mimmo Lucano è “colpevole” di disobbedienza civile per salvare vite umane e accoglierle». L’Arci ha subito organizzato una manifestazione a Roma, all’Esquilino, «per far sentire al sindaco che non è solo». Sabato il sit in invece è sotto casa di Lucano, alle 15, con Riace patrimonio dell’umanità: «Perché Riace non si arresta», annunciano gli organizzatori.

Post, hashtag e tweet
A fronte del tweet del ministro dell’Interno Matteo Salvini - «Accidenti. Chissà cosa diranno adesso Saviano e tutti i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati – e di quello di Carlo Sibilia (M5S) - «Riace non era un modello. Ha creato più indagati che integrati» - sui social fioccano hashtag (#stayhuman dal profilo di Alessandro Gassman e #iostoconmimmolucano, #resisti, #Lucanoliberosubito, #arrestatecitutti) e post a sostegno di Mimmo Lucano. Un tamtam inarrestabile. Che è protesta, partecipazione, solidarietà. Intellettuali, politici e cittadini comuni dalla parte del sindaco di Riace. Lucano come Tortora, come Nelson Mandela, si legge su Facebook e Twitter. Tanta Sinistra ritrova la voce. Ma con una certa soddisfazione entra nel dibattito anche la Destra.

Fiorello si rivolge al Papa
Giuseppe Fiorello, che un anno fa interpretava Lucano nella fiction «Tutto il mondo è paese», cancellata poi dal palinsesto Rai per l’inchiesta avviata dalla Procura di Locri, si rivolge al Papa: «A lei la parola, la spieghi lei a questa politica la differenza tra accogliere i bisognosi e favorire le mafie». E continua twittando: «Allora arrestateci tutti. #Riace, #mimmolucano crederò in te più di prima. Qualcuno si porterà sulla coscienza la vita di un uomo straordinario, io lo so che Mimmo non sopporterà questa vergogna, ora cerco parole per difenderlo ma mi rendo conto che non va più difeso, va amato come lui ama il prossimo».

Continua il tamtam sui social
Massaggi di indignazione contro l’arresto del primo cittadino di Riace arrivano anche dall’Europa. L’eurodeputata Mep Elly Schlein scrive sul suo profilo: «Prima in aula a Strasburgo abbiamo fatto un forte applauso di solidarietà a #MimmoLucano in questo momento difficile, confidando che saprà dimostrare le sue ragioni». Così, invece, Giorgia Meloni: «Vi ricordate quando #Saviano diceva “#Riace modello vincente” riferendosi alle politiche sull’accoglienza? Bene, ora potrà portare le arance al suo amico Sindaco arrestato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina».

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