Continua l’aspro confronto tra la Commissione Ue e il governo italiano. Ancora oggi il Commissario Ue Pierre Moscovici ha
parlato di una Unione europea che può «implodere» sotto la spinta dei populisti. Luigi Di Maio, di fronte alle ripetute critiche
sui conti pubblici e sul deficit al 2,4% ha attaccato: «Questi
commissari e burocrati europei alle prossime elezioni europee saranno spazzati via». Neanche troppo velata è la speranza
che la vittoria dei populisti a maggio dia il via a una Commissione Ue più accomodante sui conti pubblici. Tuttavia gli stessi
populisti, uniti nello stop all’immigrazione, sono divisi di fronte alle richieste di flessibilità dei paesi più indebitati.
Le Pen chiede più spesa pubblica
Per ora, l’unica sponda certa su cui può contare il governo giallo-verde è la leader del Rassemblement National Marine Le
Pen, che sarà lunedì a Roma per incontrare Matteo Salvini. La leader del RN ha un programma fatto di spesa pubblica (abbassare
a sessant’anni l'età della pensione e aumentare gli stipendi più bassi, in particolare del salario minimo) che mal si concilia
con i vincoli della Ue (e infatti la sua richiesta è che venga restituità maggiore sovranità agli Stati, in attesa di un eventuale
referendum sull’euro).
Afd: niente condivisione dei debiti
Ben più radicale resta l’obiettivo di Afd (il partito dei populisti tedeschi), che vuole l’adozione di un programma di ritorno
al marco tedesco pronto a partire nel caso ci sia una nuova crisi dell’euro. In aggiunta, il partito tedesco chiede l’uscita
dall’eurozona, per evitare la condivisione del debito degli altri paesi sopra il limite del 60% del Pil (un limite che invece
Salvini considera «una narrazione a cui non crede più nessuno»).
Fpö: non penalizzare i risparmiatori austriaci
La destra conservatrice austriaca della Fpö si ascrive tra i partiti più duri nei confronti dei paesi europei ad alto debito:
la Bce ha rotto le sue stesse regole, e con il quantitative easing ha di fatto accollato all’Austria i debiti degli altri
stati in crisi. Mentre con la politica dei tassi di interessi a zero ha fatto perdere ai risparmiatori austriaci 3 miliardi
di euro l'anno.
Le cautele di Orban
Anche lo stesso Viktor Orban, primo ministro ungherese e leader del partito Fidesz - Unione Civica Ungherese (formalmente
nei popolari europei anche se considerato un campione dai partiti populisti), sul fronte dei conti pubblici ha una posizione
molto cauta. L’Ungheria ha visto il deficit-Pil scendere dal 2,6% del 2014 all’2% del 2017, con il debito-Pil calato dal
76,6% al 73,6%. In sostanza la politica è stata quella di una riduzione del deficit e di una riduzione del debito verso gli
investitori esteri.
Geert Wilders: stop agli aiuti ai paesi indebitati
Sul fronte dei fachi in materia di conti pubblici dei paesi Ue più indebitati si inseriscono anche i populisti olandesi del
Partito per la Libertà (PVV), guidati dal Geert Wilders. La loro piattaforma espilcità è l’uscita dall’euro per reclamare
una nuova «indipendeza». Wilders ha attaccato la «Banca centrale europea a Francoforte con la sua idiota politica del tasso
di interesse zero. Facendo così, le banche hanno tagliato le nostre pensioni e questo concetto è tossico per la nostra economia».
Durante la crisi dei conti pubblici di Atene, Wilders ha attaccato la politica di aiuti a favore dei «greci corrotti»..
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