Il primo step, mercoledì scorso, alla cabina di regia con le principali partecipate pubbliche, dove l’ad di Italgas, Paolo Gallo, aveva illustrato al premier Giuseppe Conte gli investimenti previsti dal gruppo nel piano industriale 2018-2024 e lo sforzo programmato per la digitalizzazione delle reti. Un traguardo, quest’ultimo, il primo messo in pista da un’azienda nella distribuzione gas, che il ceo avrà modo di ribadire oggi al presidente del Consiglio durante la sua visita alla digital factory dell’azienda in cui team multifunzionali lavoreranno alla rivoluzione 4.0 voluta da Gallo.
Sforzo da oltre 300milioni per digitalizzare le reti
L’inaugurazione arriverà a stretto giro, ma l’arrivo del primo ministro segna un altro step della digitalizzazione per il
quale la storica azienda torinese ha previsto uno sforzo da oltre 300 milioni di euro (800 milioni includendo anche il completamento del piano di installazione dei contatori di ultima generazione, altro snodo
strategico in tale percorso): il passaggio di tutta la mappa applicativa dell’azienda su un public cloud. Il progetto è articolato
su tre grandi binari perchè la trasformazione riguarda le reti di distribuzione, tutti i processi aziendali e le risorse sul
campo.
L’ad Gallo: un “salto quantico” per la rete tradizionale
«La rete rimarrà tradizionale, ma farà una sorta di “salto quantico” - aveva spiegato lo stesso ad Gallo al Sole 24 Ore a fine giugno, in occasione della presentazione del piano industriale - perché potrà essere letta attraverso una lente digitale in quanto avremo una consistente mole di dati, raccolti dai dispositivi
digitali installati lungo l’infrastruttura e saremo in grado di interpretarli per mezzo di specifici algoritmi».
La digital factory come traino della trasformazione
E oggi Conte avrà modo di testare con mano la rivoluzione 4.0 in corso a Italgas. La digital factory, localizzata fisicamente
al piano superiore della sede direzionale di Milano, ospiterà fino a quattro stanze digitali, ognuna focalizzata sulla produzione
di un prodotto minimo funzionante ogni 16 settimane. Un vero e proprio “laboratorio permanente”, dunque, che dovrà favorire il cambiamento culturale e tecnologico dell’azienda, ma anche, e soprattutto, sviluppare competenze
nuove e trasformare la gestione interna.
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