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Rivoluzione a Wimbledon: tie-break al quinto set (ma sul 12…

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TENNIS

Rivoluzione a Wimbledon: tie-break al quinto set (ma sul 12 pari)

John Isner (a sinistra) e Nicolas Mahut al termine del match più lungo della storia, giocato a Wimbledon nel 2010: undici ore e 5 minuti (Ap)
John Isner (a sinistra) e Nicolas Mahut al termine del match più lungo della storia, giocato a Wimbledon nel 2010: undici ore e 5 minuti (Ap)

Anche il più conservatore dei tornei si adatta ai tempi moderni. Wimbledon, il leggendario Slam che si gioca da 150 anni sull’erba dell’England Lawn Tennis Club, ha deciso infatti di introdurre dall’edizione 2019 il tie-break nel quinto e decisivo set. La novità però è che lo «spareggio» al meglio dei 7 punti si giocherà non quando i due tennisti sono 6 giochi pari, come avviene normalmente, ma sul 12-12.

Wimbledon segue dunque solo in parte lo Us Open, che ha già introdotto il tie-break al quinto set (sul 6-6), mentre Roland Garros e Australian Open mantengono per ora il quinto set a oltranza. Un sistema che nell’era degli ace a grappoli e dei servizi a oltre 200 chilometri all’ora, mostra sempre di più la corda. Strappare il servizio all’avversario è infatti sempre più difficile e dunque il tie-break rappresenta un’àncora di salvezza per evitare partite-maratona come quella del 2010 a Wimbledon tra l’americano John Isner (uno dei battitori più formidabili del circuito) e il francese Nicolas Mahut: il match finì 70-68 per Isner dopo 11 ore e 5 minuti di gioco e tre giorni di battaglia!

Ora si attende la risposta di Parigi e Merbourne, per capire se l’era delle partite infinite è destinata ad essere archiviata per sempre.

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