Il tetto della dichiarazione integrativa si attesta a un imponibile di 100mila euro complessivi per ogni anno sanato ma fermo restando il limite del 30% di quanto già denunciato al Fisco. Chi ha presentato una dichiarazione con un imponibile fino a 100mila euro (così come per chi non ha pagato imposte a causa delle perdite) potrà comunque integrare fino a un massimo di 30mila euro. Ma tra le novità dell’ultima ora compare anche il rifinanziamento del fondo per la riduzione della pressione fiscale. Grazie alla pace fiscale si rifinanzierà il fondo taglia tasse oggi rimasto all’asciutto.
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Le nuove risorse arriveranno dal 2019 e saranno pari a 390,3 milioni, toccando il picco di 2.471,9 milioni euro nel 2021 e si finirà con 1.648,7 milioni di euro a decorrere dal 2028. Risorse che, come spiega l’articolo 26 della bozza di decreto - bollinato dalla Ragioneria, firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e atteso oggi sulla Gazzetta Ufficiale - saranno scontate nei saldi della manovra di bilancio.
La riscrittura del testo dopo il Cdm di sabato scorso conferma, come annunciato dal Governo, l’esclusione delle protezioni penali per chi aderisce all’integrativa nonché l’impossibilità di «emersione di attività finanziarie e patrimoniali costituite o detenute fuori dal territorio dello Stato». Cancellato anche il riferimento alle due mini-patrimoniali estere (Ivie e Ivafe) tra gli imponibili sanabili, anche se nelle bozze di decreto circolate ieri sono ancora citate per errore formale nella sostitutiva del 20% da pagare sugli imponibili evasi.
Rispetto alle precedenti bozze, sparisce anche la beffa per i contribuenti onesti dell’allungamento dei termini (tre anni) per i controlli del Fisco su chi non avesse aderito all’«integrativa speciale». Resta la sanatoria ad hoc per le società e le associazioni sportive dilettantistiche iscritte al registro del Coni, anche se in una versione meno “attraente” rispetto alla formulazione precedente: l’«integrativa speciale», in questo caso, si fermerà a 30mila euro annui.
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Ma torniamo al condono con un semplice esempio: una persona fisica che ha dichiarato 80mila euro e vuole integrare di 20mila euro la sua denuncia dei redditi con la sanatoria verserà poco più di 4mila euro contro gli oltre 8mila che avrebbe dovuto pagare senza occultare per quell’anno nulla all’Erario.
Ripulito degli scudi su estero, penale e riciclaggio, dopo la firma di Mattarella e la pubblicazione in Gazzetta il Dl ora si avvia all’esame del Parlamento con alcuni nodi da sciogliere. Tra questi, la data dell’ultima rata 2018 della rottamazione-bis, che la bozza di Dl fissa al 7 dicembre prossimo, con la quale si rimettono sullo stesso piano di pagamento tutti i contribuenti compresi quelli del cratere del terremoto. Le esigenze di bilancio del Governo al momento non sembrano lasciare spazio a un intervento mirato per sostenere i contribuenti in difficoltà danneggiati negli ultimi anni dalle scosse sismiche nel Centro Italia. Una chance in più potrebbe però arrivare con il «saldo e stralcio», messo a punto da Armando Siri della Lega e che sarà portato in Parlamento dal Governo (si veda Il Sole 24 Ore di domenica scorsa). Bisognerà, però, evitare che resti fuori dal beneficio un terremotato in oggettiva difficoltà economica per la calamità subita pur non avendo un Isee da 30mila euro, ossia la condizione d’accesso principale alla misura in arrivo.
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