Italia

Da Draghi a Bankitalia, perché il tiro al bersaglio si sposta contro i…

  • Abbonati
  • Accedi
Commento|Da Draghi a Bankitalia

Da Draghi a Bankitalia, perché il tiro al bersaglio si sposta contro i soggetti terzi

Molti, i più, hanno provato stupore per l'attacco del governo a Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea. Di una parte del governo, per la precisione il Movimento 5 Stelle, e di una parte di questo: il “ capo politico”, ministro e vicepresidente del Consiglio dei ministri, Luigi Di Maio. Nello schema classico delle democrazie liberali, quindi delle democrazie, il conflitto politico ha due protagonisti, necessari e sufficienti, la maggioranza e l'opposizione del momento. Nel modello democratico che si sta imponendo nel mondo, largamente e vorticosamente - in cui i propri elettori diventano il “popolo”, rastrellando tutti i contrari; e la politica finge di farsi guidare, incoscientemente, da questo soggetto chiamato popolo, in realtà guidandolo senza troppi riguardi - scompare ogni rapporto o contatto civile tra governo e opposizione, che non sia quello primordiale, tra il bene e il male.

La sintesi è radicale, ma necessaria per capire. La prima conseguenza di questo schema è istituzionalmente dirompente: il compito basico di ogni nuovo governo è quello di disfare l'ordito dei predecessori («quelli di prima», nemmeno degni di un nome), in un continuo ritorno al punto di partenza, che inibisce qualsiasi progresso, o evoluzione. Solo dopo, distrutto il nemico, l'obiettivo è realizzare quel programma che deve rendere felici gli elettori. Abolendo d'un tratto la povertà o, in un delirio di astrattezza e genericità, cambiando radicalmente il Paese.

Per farla breve, disidratata la voce dell'opposizione, si materializza il vero avversario: chi si trova sul percorso di questi nuovi governanti (padroni del campo in Italia) con compiti di controllo, di verifica, di tutela delle altre istituzioni. I poteri terzi, di garanzia, i mitici pesi e contrappesi, comunque si vogliano chiamare. Quelli che distinguono un sistema democratico da uno che dalla democrazia si è allontanato, o si sta allontanando. Basta fare un pensiero ad un Paese tutt'ora nostro alleato, sul piano della difesa, la Turchia. Le crisi delle istituzioni sembrano, sul momento, meno dolorose di quelle economiche e sociali, ma lasciano cicatrici assai più profonde e durature.

Mattarella difende Bankitalia e Upb, io garante sistema

Padroni del campo: le democrazie non se li possono permettere. Non è democrazia, quella in cui non esista un potere a cui un altro potere non possa impedire di deragliare. In un equilibrio, un'armonia istituzionale che ricorda un'altalena: ogni potere costituzionale dipende da un altro, o da altri, e ne condiziona un altro, o altri. Così, uno dopo l'altro, i magistrati, le autorità indipendenti, l'istituto parlamentare di bilancio (che non è un ufficio delle Camere), addirittura le Camere stesse; il presidente dell'Inps, le alte burocrazie quando non mostrino fedeltà e acquiescenza. Ora tocca, superando ogni immaginazione, al presidente della Banca centrale europea: aggredito per essere un italiano non prono al nuovo potere assoluto, e per essere al tempo indipendente. Un inno alla coerenza.

Come birilli di un bowling senza regole, prima o poi tocca a tutti, questi scomodi ostacoli sulla strada della “felicità del popolo”. Con l'aggravante, che questi soggetti “salvademocrazia” non hanno facoltà di autotutela, di parola: sono immediatamente accusati di fare politica. Queste prove di forza sono un attentato allo Costituzione. E uno di questi poteri terzi, il più elevato, non può tollerare mancanze di rispetto alla Costituzione. A costo di parlare, richiamare, intervenire. Questo è il terreno ipotizzabile di un attacco finale, del potere “populista” al supremo tutore della democrazia. Speriamo che ci sua risparmiato, ma il rischio è concreto e non lontano.

montesquieu.tn@gmail.it

© Riproduzione riservata