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le audizioni sulla manovra

Bankitalia: «Abbattere lo spread. È già costato 1,5 miliardi in 6 mesi»

«L'aumento dello spread sovrano si ripercuote sull'intera economia» e «la crescita dei tassi di interesse sul debito pubblico ha un effetto in qualche modo comparabile a una stretta monetaria», «rischiando di vanificare tutto l'impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio». Lo ha detto il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, nel corso di una audizione sulla manovra, dinanzi alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. Signorini ha sottolineato come «occorra abbattere lo spread» perché i «segnali che gli investitori percepiscono sono importanti». Ha spiegato che gli altri livelli di spread «non sono coerenti con i fondamentali dell'economia: si determinano per le difficoltà legate all'incertezza dei mercati e degli investitori sugli orientamenti delle politiche». La via centrale, ha sottolineato, è «ridare certezza agli investitori».

L’aumento dello spread è già costato 1,5 miliardi
L'aumento dello spread «è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi, rispetto a quanto si sarebbe maturato con i tassi che i mercati si aspettavano ad aprile», ha precisato il vicedirettore generale della Banca d'Italia. Il costo sarebbe di «oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020, se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati».

Evitare rischio circolo vizioso disavanzo-tassi-fiducia
Signorini ha evidenziato che «il rischio dell'avvio di un circolo vizioso tra disavanzo, tassi, fiducia e crescita deve essere evitato». Dopo aver puntualizzato di non avere il compito di «formulare indicazioni o previsioni esatte, che del resto sono impossibili», ma quello di «mettere in luce i rischi», ha messo in evidenza che «tenuto anche conto delle attuali condizioni finanziarie internazionali, episodi di improvvisa volatilità, per improbabili che possano apparire al momento, non possono essere esclusi. Invece, un controllo credibile della dinamica del disavanzo e del debito trova alimento in se stesso, ampliando in ultima analisi le risorse a disposizione della collettività».

Politica espansiva può essere pericolo
«Una politica di bilancio espansiva, pur utile in fasi cicliche avverse, non garantisce la crescita nel medio termine e può metterla in pericolo a lungo andare», ha detto Signorini.

Il condono può disincentivare a pagare tasse
Le misure di condono fiscale «potrebbero determinare disincentivi all'adempimento regolare degli obblighi tributari; andrebbero quindi considerate con molta attenzione», ha sottolineato il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, in audizione sulla manovra davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato.

Ok anticipo pensione, ma con sostenibilità finanze
«È possibile introdurre altri elementi di flessibilità rispetto alle regole vigenti, per esempio per quanto riguarda i requisiti minimi di pensionamento; è tuttavia a nostro avviso necessario che interventi di questo tipo tengano conto del fatto che la sostenibilità finanziaria e l'equità intergenerazionale del nostro sistema si fondano sul nesso tra contributi versati e prestazioni erogate. In altre parole, l'importo di una pensione eventualmente anticipata dovrebbe essere aggiustato per tenere conto del minore montante acquisito e del più lungo periodo atteso di erogazione della pensione. Non rispettando questo criterio, si rischierebbe di compromettere l'equilibrio di lungo periodo del sistema, aggravando l'onere a carico delle generazioni future», afferma il vicedirettore generale di Bankitalia.

Con la crisi margini manovra ristretti
il vicedirettore generale di Bankitalia ha ricordato che «quando è arrivata la crisi finanziaria, disavanzo e debito già elevati hanno ridotto i margini di manovra del bilancio pubblico, impedendone il pieno utilizzo in funzione anticiclica». Ha sottolineato che «senza un debito così alto l'Italia non avrebbe poi subito con altrettanta violenza le conseguenze della crisi dei debiti sovrani; non sarebbe stata costretta ad adottare tra il 2011 e il 2012 politiche di bilancio fortemente procicliche per mantenere la fiducia degli investitori e scongiurare il rischio di non poter rifinanziare i titoli pubblici in scadenza».

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