Il secondary ticketing ai tempi del governo gialloverde. Se vi appassiona il tema del bagarinaggio, online o offline che sia, mettetevi comodi: la Manovra di bilancio a quanto pare ha in serbo più di una novità per voi. Mentre tutti aspettano le linee guida dell’agenzia delle Entrate alla Legge Franceschini, spunta un emendamento alla Finanziaria del Movimento 5 Stelle che istituisce i biglietti nominali per i concerti, stabilisce che le spese per i controlli ricadano sugli organizzatori e impone alle piattaforme di ticketing l’obbligo di offrire agli utenti il servizio re-ticketing.
Tradotto: TicketOne, Ticketmaster, Vivaticket e le altre società che fanno il loro mestiere, se questo emendamento passerà, dovranno offrire ai loro clienti la possibilità di rivendere i biglietti degli eventi cui non possono partecipare in maniera trasparante e legale. E se arrivate ai tornelli con un biglietto intestato a un altro acquirente, lasciate ogni speranza o voi ché non entrate.
Un settore in pasto alle «Iene»
Mettetevi comodi e leggete l’emendamento Ac 1334 che, dopo l’articolo 89, ti infila l’89 bis: «Modifiche alla legge 11 dicembre 2016 n. 232 in materia di rivendita dei titoli di accesso a spettacoli da parte di soggetti
diversi dai titolari dei sistemi per la loro emissione». Ve lo ricorderete: è il provvedimento che l’allora ministro dei Beni culturali Dario Franceschini impose sull’onda emotiva dei casi Coldplay e U2 nonché del clamoroso servizio de Le Iene che causò lo strappo, poi ricucito, tra Vasco Rossi e l’agenzia di promoting Live Nation. Qualcuno puntava il dito contro l’eccessiva genericità del provvedimento di Franceschini. Ecco, tutto si può dire tranne che il nuovo emendamento, promosso dal deputato pentastellato Sergio Battelli e sottoscritto
da 16 parlamentari, sia generico.
Arriva il biglietto nominale
Partiamo dall’articolo 545 bis: «I titoli di acceso ad attività di spettacolo in impianti con capienza superiore ai mille
spettatori sono nominali, previa efficace verifica dell’identità, e riportano la chiara indicazione del nome e del cognome
del soggetto che fruisce del titolo di accesso». L’entrata nel luogo dello spettacolo è subordinata «al riconoscimento personale,
attraverso controlli e meccanismi efficaci di verifica dell’identità». Chi mettiamo a fare questi benedetti controlli? Anche
qui l’emendamento è preciso: «Gli organizzatori delle attività di spettacolo», ossia i promoter, «possono valersi della collaborazione
dei propri dipendenti» o comunque di steward abilitati. A spese proprie, cioè. Un ulteriore carico di costi, se consideriamo
che, con la Circolare Gabrielli, i promoter già si accollano gli straordinari delle forze di polizia che intervengono alle
manifestazioni pubbliche.
Se il ticketing diventa re-ticketing
La vera chicca dell’emendamento, tuttavia, sta nell’articolo 545 quater: «I siti internet di rivendita primari, i box office
autorizzati o i siti internet ufficiali dell’evento assicurano la possibilità di rimettere in vendita i titoli di ingresso
nominale e garantiscono adeguata visibilità e pubblicità alla rivendita, agendo da intermediari e provvedendo alla modifica
dei dati richiesti dal presente articolo. Il biglietto così rivenduto a persone fisiche deve essere ceduto al prezzo nominale
senza rincari, ferma restando la possibilità per i siti internet di rivendita primari, per i box office autorizzati o per
i siti internet ufficiali dell’evento di addebitare congrui costi relativi unicamente alla gestione della pratica di intermediazione
e di modifica dell’intestazione nominale». Senza diritto di replica l’articolo 545 quinquies: «Nel caso di diversità tra il
nominativo dell’acquirente e quello del soggetto che ne fruisce, i titoli di ingresso sono annullati, senza alcun rimborso».
E l’agenzia delle Entrate lavora al 3D Secure
Mettiamo che passi questo emendamento. Viene da chiedersi come si comporterà l’agenzia delle Entrate che, nel frattempo, sta redigendo le linee guida alla Legge 232/2016 e, fino a questo momento, sembrava volersi orientare per la verifica 3D Secure per ciascuna procedura d’acquisto. Con tanto
di triangolazioni autorizzative attraverso più device. E chissà che l’Italia dei concerti da una situazione di «liberi tutti»,
in cui i bagarini facevano quello che volevano e i biglietti online si esaurivano dopo poche decine di minuti, non si ritrovi
tutto d’un tratto a che fare con un mercato del ticketing «militarizzato». Tra biglietti nominali, controlli a tappeto sulle
venue, rivendite primarie che devono fare pure il lavoro delle rivendite secondarie, però senza scopo di lucro. E chissà che
il pubblico dei concerti, in crescita da ormai cinque anni, non decida di restare a casa o al massimo andare al cinema. Sarebbe
un gran bene per il cinema, un po’ meno per i concerti.
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