Dopo la guerra di nervi sui termovalizzatori, nella maggioranza è arrivato l’accordo. Il premier Conte e i due vicepremier DI Maio e Salvini hanno infatti firmato in prefettura a Caserta il protocollo d’Intesa sulla Terra dei Fuochi, un accordo per varare un piano d'azione per il contrasto dei roghi tossici di rifiuti. Alla firma erano presenti anche sette ministri del governo giallo verde.«Abbiamo un obiettivo ben preciso, tutelare la salute delle popolazioni della Terra dei Fuochi», «che ci piacerebbe chiamare Terra dei Cuori» ha detto Conte in conferenza stampa subito dopo la firma dell’accordo. Spiegando che il protocollo firmato servirà «per contrastare il fenomeno delle discariche abusive, gli incendi dolosi e i traffici sui rifiuti».
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Il governo «controllerà e chiuderà se serve aziende abusive che poi hanno prodotto gli scarti di contraffazione che venivano bruciati o interrati» ha sottolineato Di Maio. «Ogni giorno dovremo controllare che i presidi sensibili siano controllati, che si si stia avanzando con il piano delle bonifiche» ha aggiunto il vicepremier M5s, «abbiamo scelto la strada più difficile, non quella degli slogan». Alla conferenza stampa non ha partecipato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, rientrato a Roma per partecipare alla cena di gala al Quirinale in onore dell’emiro del Qatar.
In conferenza stampa anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ha annunciato: «Il 31 marzo scade l’accordo Anci-Conai e io per il governo farò da pontiere per ottenere una differenziata di qualità e avviare il porta a porta con tariffa: chi inquina di meno paga di meno».
Nervi tesi
La firma arriva dopo una giornata di tensione sul tema rifiuti. Dopo Salvini, che si era detto stamane fiducioso di un’intesa
con il collega pentastellato, anche Di Maio aveva provato a gettare acqua sul fuoco dei contrasti, pur ribadendo con fermezza che «oggi parlare di inceneritori
è come parlare della cabina telefonica col telefono a gettoni. Qualcuno può essere anche ancora affascinato dal vintage ma
sempre vintage rimane». Allo stesso modo Conte aveva sottolineato che «non c'è nessuna polemica, c’è qualche diversità di vedute ma l’indirizzo politico del governo è chiaro» e «la guida è il contratto». Nel pomeriggio fonti della Lega ribadiscono la posizione di Salvini: la volontà di rispettare il contratto di governo
«va accompagnata alla necessità di rispondere ai problemi concreti e improvvisi».
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Al di là del tentativo bilaterale di abbassare il volume della crisi intorno alla vicenda rimangono forti le divergenze tra Lega e Cinque Stelle sulla costruzione degli inceneritori. Fatta la premessa di non voler rompere con l’alleato ciascuno continua ad andare per la propria strada («la Lombardia non torna indietro,
anzi l'obiettivo è che anche altre regioni vadano avanti. Non voglio un paese che torni indietro» ripete stamani Salvini da
Milano). «Se sostengono che questi rifiuti bruciati sono così pericolosi, non si capisce perché dovremmo accettarli noi. Tra l'altro,
ormai i nostri impianti sono saturi» spiega intervistato dalla Stampa il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Una
situazione tanto acuta che dopo la guerriglia verbale dei giorni scorsi tra i due leader è dovuto intervenire ieri il
premier Giuseppe Conte per metter pace in un clima di alta tensione mettendo in risalto gli elementi, quelli “condivisi”,
di azione dell’esecutivo («il governo del cambiamento dichiara guerra a mala gestione e traffici illeciti che per troppi
anni, nel silenzio dei governi precedenti, hanno devastato un territorio meraviglioso tristemente ribattezzato “Terra dei
fuochi”, con conseguenze inaccettabili sulla salute dei cittadini»).
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Tra le misure di maggiore impatto si sta pensando in concreto di utilizzare l'esercito per presidiare i territori dove sono più frequenti i roghi, come aveva annunciato nei gironi scorsi il ministro della Difesa Elisabetta Trenta (si parla di duecento militari a presidio dei siti di stoccaggio rifiuti). «Lo Stato c'è e posso assicurare che non faremo sconti. Il protocollo interesserà non solo la Campania, ma tutti i territori dove esistono queste problematiche», avvertiva Conte. Ma nel complesso Salvini non si smuove dal suo convincimento di fondo. «Ormai c'è un sistema di termovalorizzatori sicuri. La morte e la malattia - ha insistito il leader leghista - derivano quindi da una mancata gestione e valorizzazione dei rifiuti». Senza contare che «a Napoli e in Campania tutti pagano la tassa rifiuti come in tutta Italia ed è giusto dare a loro questa possibilità, che hanno tutte le altre regioni italiane».
I continui roghi agli impianti pubblici e privati che trattano rifiuti. E poi: oltre 5 milioni di tonnellate di immondizia
da rimuovere, oggi abbandonate lungo le strade o ferme da anni sotto forma di “ecoballe”; centinaia di siti - tra discariche
censite e abusive - da bonificare; l'impiantistica regionale che non parte e che fa il paio con una differenziata mai decollata.
E infine le organizzazioni criminali, che continuano ad interessarsi del settore dei rifiuti condizionando le scelte di amministrazioni
pubbliche e aziende private. Questi alcuni temi del dossier che il premier Conte e i ministri troveranno sul tavolo a Caserta
(«il primo atto di una battaglia senza quartiere da vincere» secondo le intenzioni di Di Maio). Il nodo che si trascina da
anni riguarda soprattutto Napoli e Caserta, ma che rischia di allargarsi a macchia d'olio a tutta la Campania. Preoccupano
in particolare i roghi che hanno incenerito le decine di tonnellate di rifiuti accumulate in aziende private e stabilimenti
pubblici, da ultimo lo Stir di Santa Maria Capua Vetere, provocando nubi tossiche e proteste dei cittadini. Da luglio se ne
contano almeno otto in tutta la Campania, quattro solo nel Casertano, tra cui alla Lea srl di Marcianise, che dopo settimane
continua ad emettere le sue tossiche fumarole; sono poi andati a fuoco gli stir di Battipaglia (Salerno) e Casalduni (Benevento),
nel Napoletano un'azienda di San Vitaliano e la De Gennaro di Caivano, dove erano depositati rifiuti in carta e plastica conferiti
da moltissime amministrazioni comunali, la quasi totalità di quelle casertane e napoletane. Si ipotizza un'unica mano che
vorrebbe provocare un'altra emergenza rifiuti.
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