Obbligo per le Regioni di indicare i tempi massimi per tutte le prestazioni. Gestione in capo ai Cup - e conseguente monitoraggio - di tutte le agende di prenotazione e sviluppo di un Cup on-line aggiornato in tempo reale che permetta la consultazione dei tempi d'attesa relativi a visite o esami secondo il percorso standard o con libera professione intramuraria. Percorsi di tutela - per il cittadino che non possa ricevere la prestazione nei tempi - che consentano anche il ricorso al privato accreditato nei casi di prime prestazioni in classe di priorità. Inserimento nel monitoraggio dei Pdta (percorsi diagnostico terapeutici assistenziali) in ambito cardiovascolare e oncologico. Utilizzo delle grandi apparecchiature di diagnostica per immagini per almeno l'80% della loro capacità produttiva. Monitoraggio delle cure ambulatoriali erogate in Alpi (libera professione intramuraria), per conto e a carico dell'utente. E in ogni caso, ricorso alla libera professione solo in casi eccezionali. Presenza e informazioni sui siti web di Regioni e aziende sanitarie di sezioni dedicate a tempi e liste d'attesa. Sono queste le principali novità previste dal nuovo Piano nazionale di governo delle liste d'attesa (2018-2020), inviato dal ministero della Salute all'esame tecnico delle Regioni in vista della necessaria Intesa.
Per l'attuazione 150 milioni nel 2019 e 100 nel 2020 e nel 2021
Il testo - per la cui attuazione il Ddl di Bilancio all'esame della Camera prevede lo stanziamento di 150 milioni di euro
per il 2019 e di 100 milioni rispettivamente per il 2020 e il 2021 - manda in soffitta l'attuale, fermo all'edizione 2010-2012,
che limitava a 58 prestazioni il “pacchetto” su cui Asl e ospedali dovevano garantire i tempi massimi di attesa. E va letto
in combinato disposto con il decreto legge Semplificazione, all'esame del prossimo Consiglio dei ministri, che in tema di
liste d'attesa prevede il blocco dell'attività libero professionale relativa alla disciplina su cui si riscontra un disservizio,
fino a che l'anomalia non sia sanata.
Entro 60 giorni dall'adozione del Piano regionale di governo delle liste d'attesa - che a sua volta andrà approvato entro 60 giorni dall'Intesa sul nuovo Piano regionale - le aziende sanitarie saranno tenute ad adottare un nuovo Programma attuativo o ad aggiornare quello in uso e a renderlo disponibile e costantemente aggiornato sul proprio portale. Mentre per controllare la piena attuazione del Piano nazionale, entro 120 giorni dall'Intesa sarà istituto presso il ministero della Salute un “Osservatorio nazionale sulle liste d'attesa” composto da rappresentanti del ministero, dell'Agenas, delle Regioni e Province autonome, dell'Istituto superiore di Sanità e delle organizzazioni civiche di tutela del diritto alla salute. Tra i suoi compiti, il monitoraggio degli interventi previsti dal Piano e delle criticità, nonché la fornitura di dati e indicatori per il Nuovo sistema di garanzia dell'assistenza sanitaria.
La gestione dell'intramoenia
Il medico che eroga prestazioni in regime di libera professione su richiesta e per scelta dell'utente, deve sempre attenersi
ai volumi libero-professionali di attività fissati per legge (la 120 del 2007), che non possono superare quelli istituzionali
né prevedere un impegno orario superiore a quello contrattualmente dovuto sia per le attività ambulatoriali che per quelle
di ricovero. Non solo: le aziende sono tenute dal nuovo Piano nazionale liste d'attesa ad assicurare adeguate modalità di
rilevazione dell'impegno orario che ciascun professionista dedica all'attività istituzionale, nonché alla libera professione
intramoenia. I camici bianchi che erogano prestazioni in regime di libera professione su richiesta e per scelta dell'utente
non possono prescrivere prestazioni per proseguire l'iter con oneri a carico del Ssr. In ogni caso, nel testo si ribadisce
che le prestazioni erogate in libera professione a favore dell'azienda costituiscono «uno strumento eccezionale e temporaneo
per il governo delle liste e il contenimento dei tempi d'attesa»: cioè anche queste prestazioni possono contribuire ad integrare
l'offerta istituzionale nel caso in cui «una ridotta disponibilità temporanea di prestazioni in regime istituzionale metta
a rischio la garanzia di assicurare al cittadino le prestazioni all'interno dei tempi massimi regionali. Questa “libera professione
aziendale” - si legge ancora nel testo - è concordata con i professionisti e sostenuta economicamente dall'azienda, riservando
al cittadino solo la eventuale partecipazione al costo».
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Il Programma attuativo aziendale
Andrà reso disponibile ai cittadini sul portale dell'azienda sanitaria e costantemente aggiornato. In linea con il Piano nazionale
e con la sua declinazione a livello regionale, conterrà le misure da adottare in caso di superamento dei tempi massimi stabiliti,
senza oneri aggiuntivi a carico degli assistiti, se non quelli dovuti come eventuale quota per la compartecipazione alla spesa
sanitaria. Il Programma attuativo aziendale, inoltre, provvede: per le prestazioni di primo accesso, a individuare gli ambiti
territoriali di garanzia nel rispetto del principio di prossimità e raggiungibilità, al fine di consentire alle aziende di
quantificare l'offerta necessaria a garantire i tempi massimi di attesa.
Qualora la prestazione non venga erogata (es. non presente per l'alta specializzazione o per la riorganizzazione delle reti cliniche) nell'ambito territoriale di garanzia, viene messo in atto il meccanismo di garanzia di accesso per il cittadino; a individuare le modalità organizzative attraverso cui le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate garantiscono i tempi massimi di attesa per le prestazioni ambulatoriali ad almeno il 90% dei pazienti; ad attuare un monitoraggio costante e puntuale dei flussi di specialistica ambulatoriale e dei ricoveri e il controllo dei dati trasmessi; a garantire la completa disponibilità di tutta l'offerta di specialistica pubblica e privata attraverso i sistemi Cup; a garantire la correttezza e l'appropriatezza delle prescrizioni di specialistica ambulatoriale (uso delle Classi di priorità, obbligatorietà del quesito diagnostico, tipologia di accesso); a monitorare e fornire informazioni sull'andamento dei tempi di attesa nel territorio; a definire modalità organizzative appropriate per i rapporti con i cittadini in tema di liste di attesa assicurando una chiara comunicazione sulle problematiche esposte; a garantire la diffusione e l'accesso a queste informazioni utilizzando gli strumenti di comunicazione disponibili (tra i quali i siti Web aziendali), ma anche a prevederne la disponibilità anche presso le strutture di abituale accesso dei cittadini (farmacie di comunità, ambulatori dei Mmg e dei Pls); a fornire alle strutture sanitarie il protocollo sugli interventi da attuare per fronteggiare i disagi causati dalla sospensione dell'erogazione della prestazione e controllarne l'applicazione; a indicare quali percorsi alternativi o azioni straordinarie da adottare per garantire i tempi massimi in condizioni di criticità.
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