La mobilità elettrica in città sale a bordo della manovra. Entra grazie a un emendamento di Luciano Nobili del Pd, approvato in commissione Bilancio alla Camera. In pratica viene autorizzata la sperimentazione nelle città della circolazione su strada di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica. Si tratta di segway, hoverboard e monopattini elettrici. Obiettivo: sostenere la diffusione della micromobilità elettrica e promuovere l’utilizzo di mezzi di trasporto innovativi e sostenibili.
“Il segway è un mezzo di trasporto a trazione elettrica: ha una pedana con due ruote orientabili tramite manubrio. Dean Kamen ha presentato il prototipo nel 2001. É una sorta di monopattino intelligente che parte, si ferma, fa retromarcia con semplici movimenti del corpo del guidatore ”
Cosa è il segway
Un decreto per le modalità operative
Sarà un decreto del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti a dettare le regole attuative e gli strumenti operativi della sperimentazione. Il decreto dovrà essere emanato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
“L'hoverboard è una sorta di skateboard a motore. Ha due ruote che si muovono grazie a motori elettrici alimentati da una batteria ricaricabile. Per farlo funzionare basta muovere i piedi”
Cosa è l’hoverboard
Onorevole Nobili, come nasce il suo emendamento?
«Da sempre ho il pallino della mobilità sostenibile. La proposta è nata dal confronto con realtà ambientaliste, in particolare
con Legambiente. E nel percorso di costruzione della proposta c’è stata una interlocuzione con i sindaci di diverse città.
E gli operatori sono già pronti a investire in Italia sullo sharing per la micromobilità elettrica».
È un mercato in espansione?
«Lo scorso anno in Italia sono state vendute 2mila auto elettriche e 50mila mezzi di micromobilità elettrica in totale assenza
di regolamentazione. È ora di partire anche in Italia. Nel mondo per ogni auto elettrica si vendono fra trenta e cento mezzi
di micromobilità elettrica. C’è una grande possibilità di espansione».
Rispetto alle grandi città europee siamo in ritardo?
«Assolutamente sì. È un comparto in cui sono attive tante grandi città, da Stoccolma a Bruxelles, da Parigi a Zurigo, fino
a Madrid. I mezzi di micromobilità elettrica sono stati adottati in paesi che non hanno un clima favorevole come il nostro
e in città dove le infrastrutture di mobilità pubblica sono molto più ampie ed efficienti delle nostre. Non possiamo essere
sempre ultimi».
Perché serve una sperimentazione?
«Innanzitutto per capire quali mezzi sono adeguati, che caratteristiche devono avere. Eventualmente se serve il casco per
usarli. Insomma se ci sono limiti fra i quali muoversi. La mia ambizione sarebbe stata anche metterci risorse per questa sperimentazione
(25 milioni l’anno dal 2019 al 2023, n.d.r.), ma non è stato possibile. Finora in Italia questi mezzi per la micromobilità
sono utilizzati solo da qualche turista, tutto ope legis».
Quali sono i vantaggi?
«Sono l’ideale per spostamenti fra i tre e i cinque chilometri. Non hanno bisogno di parcheggio, non inquinano, non aggravano
il traffico. Sono perfetti per l’intermodalità, possono essere trasportati nel portabagagli, portati in metrò, sui bus, in
ufficio. Sono mezzi per una mobilità innovativa e sostenibile».
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