Il messaggio a Bruxelles è anche in un fermo immagine - forse secondario rispetto al clima dominante ma certamente significativo: accanto al premier Giuseppe Conte alla Camera questa mattina per le comunicazioni in vista del consiglio europeo di giovedì e venerdì, ma soprattutto per l’incontro di domani con Jean Claude Junker e i commissari Dombvroskis e Moscovici, c’era il ministro dell'Economia, Giovanni Tria – oltre al ministro per le politiche europee Paolo Savona, che appoggia l’azione moderatrice del titolare di Via Venti Settembre - che domani lo accompagnerà.
Tria dice: vediamo come va stasera, e quindi tutto o quasi è rimandato all’ennesimo vertice serale. Conte lascia quindi le porte aperte il più possibile, anche troppo secondo l’opposizione, che contesta di aver appena approvato una manovra che è già evaporata in larga parte (ma questo era noto sin dalla fine dello scorsa settimana). Attorno ai decimali ruotano i contenuti dei provvedimenti-simbolo, ma soprattutto quello relativo alle pensioni e alla “quota-100”, il vero nodo su cui Bruxelles si concentra.
È quindi rimandato a stasera il contenuto del documento che Conte e Tria porteranno sul tavolo della Commissione, che a breve dovrà decidere sulla procedura di infrazione, che l'esecutivo nonostante i proclami delle scorse settimane vuole
evitare in ogni modo, perché rappresenterebbe una camicia di forza della politica fiscale per i prossimi anni, chiunque governerà.
Il tempo stringe anche sul fronte interno: il Senato deve avviare l’esame della legge, e poi tornare alla Camera, il tutto
forse entro il 22 dicembre.
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