L’ultimo botta a risposta, scaturito dall’ennesima invasione di campo (o sconfinamento che dir si voglia) di Salvini nei confronti della collega pentastellata Trenta, appartiene alla cronaca recente. Martedì pomeriggio, sbarcato da poche ore a Tel Aviv, il responsabile del Viminale annuncia via Twitter che avrebbe visitato i tunnel scavati da Hezbollah, “il Partito di Dio” sciita libanese, per raggiungere Israele. Nel tweet definisce senza mezzi termini i componenti del movimento «terroristi».
Passano pochi minuti, e fonti della Difesa, il ministero guidato da Trenta, fanno filtrare «preoccupazione e imbarazzo» per le parole del leader della Lega. Il rischio, sottolineano, è che queste dichiarazioni «mettano in evidente difficoltà i nostri uomini impegnati proprio a Sud nella missione Unifil,lungo la blue line». Ma lo strappo su Hezbollah non è il primo tra il ministro dell’Interno e quello della Difesa. Dallo stop alla missione Sophia, alla proposta di reintrodurre la leva obbligatoria, il braccio di ferro è una costante.
Il braccio di ferro sulla missione europea Sophia
A luglio il primo scontro riguarda la strategia di gestione dei flussi migratori. A poche ore dallo sbarco a Messina di 106
migranti, a bordo di un pattugliatore della missione europea Eunavformed Sophia, Salvini annuncia: «Porterò al tavolo europeo
di Innsbruck la richiesta di bloccare l’arrivo delle navi delle missioni internazionali». Le solite fonti della Difesa fanno
presente che «Eunavformed è una missione europea ai livelli Esteri e Difesa, non Interni. Ciò che va cambiato sono le regole
di ingaggio della missione e per farlo occorre farlo nelle sede competenti, non a Innsbruck». Allo stato attuale l’orientamento del governo giallo verde, emerso in occasione di un recente vertice di governo, è quello
di prorogare la partecipazione italiana alla missione - avviata nel 2015, scadrà il 31 dicembre - di altri tre mesi. Salvini ha chiesto di cambiare le regole di ingaggio attuali,
stando alle quali tutti i migranti salvati dalle sue navi vanno sbarcati nei porti italiani, adottando il principio della
rotazione dei porti di sbarco tra tutti i paesi che fanno parte della missione.
Salvini: reintrodurre la naja. Trenta: idea non al passo con i tempi
Passa circa un mese, e le relazioni tra i due dicasteri si fanno ancora tese. Agosto 2018: Salvini prospetta la reintroduzione del servizio militare obbligatorio, la classica “naja”. Immediato, anche in questo caso, lo stop di Trenta, sempre con la formula “fonti della Difesa segnalano che”. La pentastellata
parla di «idea romantica», non più «al passo con i tempi. I nostri militari - è il messaggio - sono e debbono essere dei professionisti».
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