L’accusa è di aver «collaborato» nel sequestro in Siria del cooperante italiano Federico Motka, dipendente dell’organizzazione governativa francese Acted. Per questo il Ros dei carabinieri ha arrestato otto persone di origine inglese, sudanese, francese, marocchina, nigeriana e belga, con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo e sequestro di persona. Stando alla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della Capitale, il gruppo era legato allo Stato islamico e si era radicato a Roma.
Il sequestro avvenuto il 12 marzo 2013
Motka, attivista dell’organizzazione non governativa francese Acted, fu sequestrato nelle vicinanze della città siriana di
Atmeh assieme a un collega, David Haines. Nei documenti investigativi è ricostruita tutta la vicenda: «attorno alle 17:30
locali (16:30 italiane), dopo aver oltrepassato il confine con la Turchia, i due si vedevano sbarrare la strada da due fuoristrada.
Quattro uomini armati, scesi dagli automezzi, li costringevano a salire nel bagagliaio di uno dei essi. Dopo un viaggio di
circa due ore, Motka, insieme all’altro sequestrato, giungeva nel primo di una lunga serie di luoghi di detenzione dove sarebbe
stato ristretto nei mesi a seguire, sino alla liberazione, avvenuta in data 26 maggio 2014, denominato dai carcerieri “The
Box”».
Soprannominati i “Beatle dell’Isis”
Secondo gli inquirenti l’operazione di sequestro è stata compiuta dall’Isis. Gli arrestati sono soprannominati dai sequestrati
i “Beatles dell’Isis” in quanto alcuni sono di nazionalità inglese. Si tratta di Aine Leslie Davis, 34 anni, nato a Londra;
Alexandra Amon Kotey, 35 anni, nato a Londra; El Shaefee Kotey, 30 anni, nato in Sudan; Mehdi Nemmouche, 33 anni, nato a Roubaix
(Francia); Najim Laachraoui, 27 anni, nato in Marocco; Soufiane Alilou, 24 anni, nato a Bruxelles; Jejoen Bontinc, 22 anni,
nato in Nigeria. Motka risulta essere stato detenuto in una serie di carceri « nei quali le persone sottoposte ad indagine
svolgevano funzioni di vigilanza, controllo e organizzazione logistica dell’azione criminale».
«Violenza sevizie e crudeltà»
Secondo i magistrati, gli indagati avrebbero attuato una serie di «violenze, sevizie e crudelità» verso i prigionieri. In
particolare, risultano aver «minacciato con armi da guerra, compiuto annegamenti simulati (waterboarding), esecuzioni simulate,
privazioni del sonno, percosse di diversa natura, fra cui le piante dei piedi con oggetti contundenti». Inoltre risulta anche
una «continuativa privazione di bisogni fisiologici primari anche per periodi di ventiquattro ore, scosse elettriche a mezzo
di dissuasore (teaser), costrizione a prolungate posizioni forzate dolorose». Atti che sono stati commessi con «finalità di
terrorismo, per rafforzare e comunque agevolare gli scopi dell’organizzazione terroristica».
© Riproduzione riservata