Come in una via crucis ogni tappa del percorso compiuto per tagliare le pensioni più elevate ha la sua sofferenza. Soffrono i diretti interessati, messi nel mirino ormai da mesi come categoria da punire perché beneficiaria di “privilegi” ma soffrono anche i legislatori, alle prese con una misura che, la si giri come si vuole, una volta pubblicata in Gazzetta offrirà più di un destro a ricorsi di incostituzionalità.
L’emendamento messo a punto in Senato conferma lo schema del testo circolato (e anticipato dal Sole 24 Ore) il 1° dicembre scorso. Sopra i 90mila euro scatta un prelievo di solidarietà di durata quinquennale che parte dal 10% sulla parte eccedente una determinata soglia. Solo la prima fascia non subisce un inasprimento rispetto a due settimane fa: tra 90 e 130mila euro il prelievo resta del 10%. Per le altre fasce il prelievo cresce e parecchio: il 14% tra 130mila e 200mila adesso diventa 20%, il 16% tra 200 e 350mila diventa 25%, il 18% tra 350mila e 500mila diventa 30% e, infine, il 20% di contributo secco prima previsto oltre i 500mila euro ora diventa addirittura 40%.
Non solo. Per le pensioni dai 90mila euro a salire si applicherà una perequazione all’inflazione più penalizzante rispetto a quella prevista per gli assegni inferiori. E questo, a quanto si evince dal testo attuale, in via permanente. Le esclusioni (invalidità, trasferimenti alle vittime del terrorismo e pensioni interamente contributive) hanno un valore simbolico.
L’idea di fondo del lagislatore è nota: le pensioni misto-retributive contengono una percentuale di “privilegio”, ovvero non sarebbero attuarialmente in linea con i contributi versati, e dunque vanno colpite da un prelievo solidaristico, poiché altre vie come il ricalcolo degli assegni si sono rivelate impercorribili.
Se il vaglio costituzionale reggerà lo vedremo l’anno venturo. Certo le percentuali nuove hanno un peso rilevante per un prelievo forzoso su pensioni che sono state erogate sulla base delle regole del momento in cui sono nate. E rilevante è pure il timing della misura: cinque anni. Non ne sono passati appena un paio dall’ultimo giro di solidarietà sulle pensioni elevate. Quando una misura temporanea (sia pur con intenti solidaristici) rischia di diventare permanente per i giudici delle leggi?
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