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Stop ai permessi umanitari: asilo solo a due su dieci

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Stop ai permessi umanitari: asilo solo a due su dieci

(Agf)
(Agf)

In pochi mesi la stretta sui permessi di soggiorno per motivi umanitari, prima ridotti e poi cancellati, ha portato all’80% i “no” alle domande di asilo complessive dei migranti. Non c’è stata però una parallela crescita dei rimpatri. Da giugno a novembre i rientri nei Paesi d’origine si sono anzi ridotti del 6% : 3.252, contro i 3.459 dello stesso periodo 2017. Il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini, ha intanto annunciato entro fine anno nuovi accordi con gli Stati di provenienza. Altrimenti il rischio è che ad aumentare sia solo il numero degli irregolari, con conseguenze negative per ordine pubblico e sicurezza.

A novembre la protezione umanitaria, che rappresentava la fetta più rilevante dei permessi è crollata, e di conseguenza le commissioni territoriali che devono esaminare le domande di asilo hanno bocciato quattro richieste su cinque.

La stretta sull’umanitaria
A dare il via al giro di vite sul rilascio dei permessi di soggiorno è stata la circolare con cui il ministero dell’Interno, a luglio, ha fornito indicazioni più severe in base alle quale esaminare le richieste di protezione. Ma la svolta è arrivata con il Dl sicurezza che ha abrogato l’istituto del permesso di soggiorno per motivi umanitari. Entrato in vigore il 5 ottobre, il Dl 113/2018 (convertito dalla legge n.132 del 1° dicembre) ha avuto ripercussioni immediate sull’esame delle domande. Fino ad agosto, su 100 domande di asilo esaminate circa il 60% veniva bocciato, il 26-30% accolto per protezione umanitaria, il resto (10-14%) per protezione internazionale. A ottobre la protezione umanitaria è scesa al 13%, per crollare al 5% in novembre.

La protezione umanitaria, sostituita dal Dl sicurezza con permessi concessi per motivi speciali (gravi condizioni di salute, violenza o sfruttamento, calamità naturali e atti di valor civile), era infatti uno dei tre canali di rilascio del permesso di soggiorno. A differenza degli altri due (status di rifugiato e protezione sussidiaria che rientrano nella protezione internazionale) si basava sulla normativa nazionale cui le regole Ue consentono di ampliare il campo dell’accoglienza. In Italia quest’allargamento,che scattava in caso di “seri” e “gravi” motivi di carattere umanitario, ha costituito la principale ragione di riconoscimento dell’asilo.

Era quindi inevitabile che la soppressione di questa voce di accoglienza avrebbe fatto impennare gli esiti negativi delle domande. A novembre, su 7.716 decisioni prese dalle commissioni territoriali, le bocciature sono state 6.141 (riguardano richieste presentate nei mesi precedenti). Da inizio anno le domande esaminate sono state 87.724, di cui 56.759 bocciate, con un escalation negli ultimi due mesi, come detto.

I rimpatri
La stretta sui permessi, promessa dal ministro dell’Interno in campagna elettorale, non è stata però accompagnata dall’aumento dei rimpatri, anch’esso promesso in campagna elettorale e accompagnato da forti critiche alla lentezza e all’esiguità dei “rientri”. Da giugno a novembre sono stati 3.252, circa il 6% in meno di quelli dello steso periodo del 2017 (3.459). Negli ultimi due mesi c’è stato un leggero incremento (a ottobre 602 e a novembre 915 contro i 430-440 del quadrimestre giugno-settembre) ma si tratta di numeri ancora molto piccoli, soprattutto se confrontati con i circa 500mila immigrati irregolari che secondo le stime sono presenti in Italia.

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Le difficoltà nascono dalla scarsa disponibilità dei Paesi d’origine al ritorno dei migranti. Innanzitutto servono accordi, che per ora esistono con pochi Stati (Tunisia, Nigeria, Egitto e Marocco).Pochi giorni fa, nell’audizione di fronte al comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, il ministro dell’Interno ha detto di aver già intrapreso iniziative bilaterali con «Paesi con cui non esisteva nulla: con il Ghana, da cui negli ultimi anni sono arrivate più di 10mila persone - ha continuato Matteo Salvini - stiamo lavorando a un accordo che offra vitto, alloggio e formazione professionale a 80mila persone e che chiuderemo entro fine anno». È inoltre prossimo alla firma un accordo di polizia con la Guinea Conakry già predisposto ad aprile.

Secondo l’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale)il maggior numero di rimpatri riguarda Tunisia e Albania mentre i rientri verso l’Africa subsahariana sono molto più difficili e coinvolgono meno del 10% dei migranti con foglio di via.

«Negli ultimi 5 anni la Germania è riuscita a rimpatriare quasi 8 irregolari su 10 mentre l’Italia poco più di 2 - dice Matteo Villa, esperto di immigrazione dell’Ispi -. La ragione è che sono diversi i Paesi di provenienza e quelli da cui arrivano i migranti tedeschi sono più collaborativi, oltre al fatto che la Germania ha una maggiore forza contrattuale».

L’andamento
4 su 5: Le domande bocciate
A novembre le commissioni territoriali hanno respinto l’80% delle richieste di asilo totali

5%: I permessi umanitari
Da una media del 28% delle domande esaminate, i permessi per ragioni umanitarie sono scesi al 5%

6.221: I rimpatri
Gli irregolari riportati nei Paesi d’origine nel 2018 (al 30 novembre). Da giugno 3.252, contri i 3.459 dello stesso periodo del 2017 (-6%)

23.126: Gi sbarchi
I migranti arrivati in Italia da gennaio al 14 dicembre. Da giugno a novembre sono stati 9.581 contro i 56.814 dello stesso periodo 2017 (-83%) e i 125.125 del 2016

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