Nessun rinvio sulle pensioni di cittadinanza e avanti con i tagli sulle pensioni oltre la soglia dei 100mila euro lordi (e non 90mila come annunciato in precedenza). Da Palazzo Chigi arrivano conferme assolute sui provvedimenti bandiera ma non un singolo dettaglio. Si aspetta l’emendamento corretto della proposta di Stefano Patuanelli (M5S) con i prelievi di solidarietà sulle pensioni elevate (un contributo quinquennale tra il 10 e il 40%) mentre per le pensioni di anzianità e quelle di cittadinanza già si guarda a gennaio, quando i due partiti di governo procederanno, probabilmente ognuno per la sua strada, a confezionare i rispettivi decreti legge. Per quanto riguarda il taglio delle pensioni d’oro dovrebbe funzionare in questo modo: la quota di pensione che supera i 100mila euro lordi l'anno, se non coperta da contributi, verrà tagliata del 10% fino a 130mila euro e via via progressivamente, per arrivare a un taglio del 40% per la quota che supera i 500mila euro lordi l'anno.
Percorso parallelo
In questo scenario non deve sorprendere se esponenti della Lega o dei Cinquestelle si limitano a confermare gli impegni presi
con gli elettori nonostante il minore budget a disposizione. La Lega si occupa di “quota 100” e M5S del reddito e la pensione
di cittadinanza e c’è da immaginare che i due fronti proseguiranno in questo percorso parallelo anche nei primi mesi dell’anno
venturo, quelli in cui si vedranno all’opera nella difficile attuazione delle nuove anzianità e del sussidio contro la povertà.
Le nomine a Inps e Anpal
In questa prospettiva sarà interessante leggere un passaggio delicato, in febbraio, quando dovrà essere nominato il nuovo
presidente dell’Inps, visto che il mandato di Tito Boeri è in scadenza, così come lo è a gennaio quello del presidente dell’Anpal,
Maurizio del Conte. Inps e Anpal avranno un ruolo cruciale nell’attuazione delle due grandi misure, per questo le nuove nomine
assumono una valenza particolare. Nelle ultime settimane era anche circolata l’ipotesi di un rinnovo della governance di Anpal
e Inps (e di conseguenza anche dell’Inail). Ma, anche su questo dossier, i particolari non seguono mai le indiscrezioni governative.
Rivalutazione parziale
Un’altra misura che sembra in dirittura d’arrivo all’interno del maxiemendamento governativo prevede uno schema di indicizzazione ancora su cinque fasce e piena solo per le pensioni fino a tre volte il minimo (1.530 euro al mese), seguita da una stretta
che cresce all’aumentare dell’assegno. In particolare, la perequazione si fermerebbe al 95% sulla quota di pensione compresa
tra 3 e 4 volte il trattamento minimo Inps; all’80% sulla quota compresa tra 4 e 5 volte; 60% tra 5 e 6 volte; 50% sopra 6
volte il minimo.
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