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Dossier | N. 62 articoli Qualità della vita 2019

Qualità della vita 2018, da Armani a Cracco: i big di moda, food e design confermano la leadership di Milano

Giorgio Armani, Carlo Cracco, Claudio Luti, Stefano Boeri
Giorgio Armani, Carlo Cracco, Claudio Luti, Stefano Boeri

Moda, design, food. Prima di essere la capitale della Qualità della vita 2018, Milano è stata una delle capitali internazionali in questi tre settori, combattendo a colpi di nuovi format e progetti innovativi la concorrenza di metropoli del calibro di Parigi, Londra, New York. La sua leadership globale in questi settori si è affermata in modo definitivo in questi ultimi anni, sotto la spinta di una nuova sinergia tra istituzioni e privati.

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Giorgio Armani, sebbene sia originario di Piacenza, è uno dei simboli della creatività e dell’imprenditoria di moda made in Italy e il suo headquarter è da sempre Milano. Una città che, in occasione del 40esimo anniversario di carriera, ha omaggiato con l’apertura di un museo (l’Armani Silos). E della quale apprezza il nuovo primato: «Il misto di pragmatismo e creatività, di commercio e invenzione è quel che rende Milano unica», spiega al Sole 24 Ore. «Dinamica e determinata - aggiunge Armani - sta vivendo un momento di fermento estetico ed è attualmente un importante punto di riferimento del design e del progetto. Sempre rivolta al futuro, è una città in continuo cambiamento, di vera innovazione. Sono lieto che le venga riconosciuto il primato di città italiana più vivibile».

È d’accordo Carlo Capasa, presidente della Camera della moda italiana che ha sede proprio in piazza Duomo e si occupa di organizzare la fashion week: «A Milano c’è grande energia che nasce dal matrimonio tra pubblico e privato. Una sinergia che noi del settore moda abbiamo sperimentato direttamente, con gli investimenti dei privati nella città: dalla Fondazione Prada al Silos di Armani». L’obiettivo, secondo Capasa, deve essere un miglioramento continuo: «L’ambiente deve essere al centro - dice - ma bisogna concentrarsi anche sull’offerta culturale, che secondo me migliora le persone, e sulle periferie sulle quali bisogna lavorare dal punto di vista urbanistico e sociale».

Milano non è solo la città della moda. È anche la città del food e dei ristoranti stellati. Come quelli aperti da Carlo Cracco, chef vicentino che proprionel febbraio 2018, dopo anni passati in via Victor Hugo, ha scelto di aprire un caffè-bistrot-ristorante all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II. «Il risultato di questa classifica non mi stupisce: oggi Milano è sempre di più la città di riferimento per l'Italia e non solo, quella che offre di più in termini di opportunità e servizi», spiega lo chef al Sole 24 Ore.
«È una città che guarda all’Europa e al resto del mondo, è proiettata al futuro, è una città che accoglie. E forse “accogliente” in questo momento mi sembra l'aggettivo più bello e più adatto per rappresentarla e descriverla».

Agli occhi del mondo Milano è soprattutto la capitale del design e dell’arredo, complice il Salone del Mobile che ogni anno attira in città centinaia di migliaia di addetti ai lavori e semplici appassionati. Per Claudio Luti, che è presidente del Salone e presidente di Kartell, la prima posizione di Milano nella classifica del Sole 24 Ore è una vittoria anche personale: « Non è una sorpresa per me. Da sempre anche nei momenti più bui ho sostenuto Milano e il suo valore», spiega. «Sono convinto che Milano sia punto di riferimento e luogo privilegiato in cui si può non solo lavorare e sviluppare business ma anche vivere e fare turismo».

Secondo Luti, «Il nuovo rinascimento che sta vivendo oggi Milano è frutto di un lavoro di sistema che ha saputo trasformare una città in un brand spendibile nel mondo Il patrimonio della nuova Milano è composto oggi da cultura e arte della tradizione con spazi come Brera, Palazzo Reale, la Scala, la Triennale, eventi come il Salone del mobile e la settimana della moda, università tra le più internazionali per provenienza di studenti stranieri, fondazioni e istituti di ricerca, ma anche da nuovi elementi di intrattenimento e ospitalità come il mondo della buona cucina (qui hanno hanno messo radici i più stellati chef del mondo) , il mondo degli alberghi di alto livello e i progetti di architettura che hanno cambiato lo skyline di una micro metropoli delle dimensioni di un quartiere di una grande città internazionale ma capace di emozionare e creare empatia».

Tra i progetti che hanno contribuito a cambiare lo skyline di Milano e a renderla più appealing agli occhi del mondo c’è senza dubbio il pluripremiato Bosco Verticale, firmato da Stefano Boeri. Anche l’architetto, che è anche presidente della Triennale di Milano, non ha dubbi: il valore di Milano è cresciuto negli anni, complice la capacità di trasformazione che la città ha dimostrato di avere. «Una caratteristica che rende unica Milano - spiega Boeri - è la densità di eccellenze, di eventi, di cultura in una metropoli molto piccola. Sono le stesse eccellenze che si possono trovare a Londra o a Parigi, ma con più fatica e in spazi lontani, difficili da raggiungere, mentre a Milano si può raggiungere tutto in bici o a piedi nel giro di mezz’ora. E poi Milano ha avuto la capacità di trasformarsi in poco tempo, grazie all'intelligenza diffusa che, in occasione di Expo 2015, ha saputo far convergere su un'unica data decine di progetti anche di natura tra loro diversa, dagli edifici di Porta Nuova alla Fondazione Prada alla nuova linea della metro». L’importante, adesso, è non crogiolarsi nei risultati ottenuti negli ultimi anni e, invece, andare avanti: «Restano molte cose da fare - continua Boeri -. Tre sono le criticità maggiori: le sacche di povertà tra la popolazione, anche vicino al centro; l'inquinamento, a cui si sta cercando di rispondere anche con un progetto di forestazione. E la solitudine, un tema più complesso da affrontare. Certo la diffusione di luoghi ed eventi aiuta a contrastarla, ma rimane una povertà di relazioni tra individui che va affrontata».

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