Il centrosinistra unito, guidato dal giornalista Andrea Frailis, si è presentato sotto il simbolo di Progressisti di Sardegna per le elezioni suppletive alla Camera. Elezioni vinte dallo stesso Frailis. Non è la prima volta che il centrosinistra corre senza il simbolo del Pd, pur essendo quest’ultimo il partito principale della coalizione. Dopo i casi di Salerno (nel 2016) e di Leoluca Orlando a Palermo nel 2017, anche per le comunali dello scorso 10 giugno a Catania e a Trapani, il Partito democratico ha optato per la partecipazione a sostegno dei propri candidati sindaco senza una lista con il simbolo del Pd. Il motivo? Lo scarso appeal dei partiti tradizionali, dicono i maligni. O la volontà di «aprirsi ad altre forze, parlando ai giovani, ai professionisti e al tessuto produttivo», dicono i promotori dell’iniziativa.
Da Trapani a Catania
«Abbiamo accolto la proposta del candidato sindaco Giacomo Tranchida di aderire come lista civica e non con il nostro simbolo». Ha spiegato così, a metà maggio, il coordinatore cittadino dei
dem Francesco Brillante la decisione del partito di non correre con una lista Pd a Trapani (il partito alle politiche in città
è crollato all'11%). Una strategia vincente a Trapani (dove Tranchida è stato eletto sindaco) ma non a Catania. Qui il
sindaco uscente Enzo Bianco (Pd), si è ricandidato per il suo quinto mandato giocando la carta della candidatura civica: lui che è stato tra i fondatori del Pd, non è stato appoggiato da una lista del Pd (il partito ha preso alle politiche in città l’11,7%), i cui candidati consiglieri comunali si sono comunque presentati all’interno
di alcune delle 6 liste civiche che sostenevano Bianco. Ma quest’ultimo è stato sconfitto dal candidato di centrodestra Salvo
Pogliese.
Il caso Orlando a Palermo
Anche Leoluca Orlando, riconfermato primo cittadino di Palermo al primo turno nella primavera del 2017 (in base alla legge comunale siciliana,
è stato sufficiente il 46% per evitare il ballottaggio) aveva posto come condizione ai partiti politici sostenitori, Pd in
primis, il divieto di presentare il simbolo. Ritenuto evidentemente causa di allontanamento della gente dal voto.
Salerno apripista
In realtà è stato Salerno, patria dell'attuale governatore Pd della Campania, Vincenzo De Luca, il primo capoluogo dove è stata adottata la strategia dem di non presentare il proprio simbolo. Lo schema si è ripetuta
negli anni 1997, 2001, 2006, 2011, vale a dire dalla prima rielezione di De Luca stesso a primo cittadino. «C'è la necessità
- aveva spiegato l'attuale governatore - di aprirsi ad altre forze, parlando ai giovani, ai professionisti e al tessuto produttivo». Ed è stato sempre De Luca a esultare nel 2016 quando Enzo
Napoli è stato eletto sindaco di Salerno con il 72%. Nel capoluogo non c’era nessuna lista con il simbolo del Pd.
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