L'11 gennaio cinquantuno fantasmi sono apparsi davanti alla spiaggia di Torre Melissa, nel crotonese. Si trattava di curdi, arrivati in Italia su una barca a vela, incagliata poco prima di toccare riva. La vicenda ha suscitato un certo clamore principalmente per due ragioni: perché i calabresi che erano in spiaggia si sono buttati in mare salvando i migranti dal naufragio e perché il portiere dell'hotel dove i due scafisti alloggiavano ha avuto la prontezza di chiuderli in una stanza chiamando i carabinieri.
Quello che è passato abbastanza inosservato è la nazionalità dei due scafisti: cittadini russi di 25 e 43 anni. E soprattutto che questo particolare della nazionalità russa non sia affatto una eccezione, ma la regola. Basta spulciare i giornali locali delle zone di sbarco per rendersene conto. Facciamolo in ordine sparso: il 9 febbraio 2017 a Otranto una piccola imbarcazione con 91 migranti a bordo è intercettata dalle forze dell'ordine che arrestano i due scafisti, russi. I migranti provengono da Iran, Pakistan e Afghanistan. Il 20 novembre 2014 a Ragusa altra barca e altro naufragio, tre russi ancora una volta vengono arrestati. Il 22 settembre 2016 sempre a Otranto sbarca una barca a vela con 25 migranti, siriani e iraniani, a bordo.
Vengono arrestati due scafisti, un russo e un ucraino. I 25 migranti vengono ricoverati per ipotermia. Il 7 marzo del 2018 arriva nel brindisino un veliero di 15 metri con a bordo 48 migranti curdi e kosovari, fra i quali 12 bambini. Gli scafisti fermati dai carabinieri sono un russo e un ucraino. È russo anche lo scafista che il 16 ottobre 2018 porta a Catania un'altra piccola imbarcazione piccola a vela con una ventina di migranti a bordo. Il 12 giugno 2018 un russo e un moldavo fanno arrivare a Rocella Ionica, in Calabria, una barca a vela con migranti a bordo. Il 6 luglio 2018 ad Augusta altra barca con 59 migranti a bordo. I due russi al timone vengono arrestati. Ancora ad Augusta il 14 settembre 2016 arriva un barchino, sottocoperta ci sono dei migranti. E le forze del'ordine arrestano i due scafisti, sempre russi. Il 14 ottobre del 2017 ancora uno sbarco e ancora due arresti nel siracusano: un russo e un ucraino. Si potrebbe continuare a lungo, ma qui è importante registrare una tendenza.
Gli sbarchi fantasma sono un fenomeno in crescita e poco raccontato. La politica e l'opinione pubblica si soffermano più spesso a guardare ai grandi barconi in mare. È accaduto anche in questa occasione: i cinquantuno curdi giunti a Torre Melissa sono arrivati nel disinteresse generale mentre per venti giorni si è consumato un braccio di ferro politico ad alta tensione fra le ong e i Paesi europei per i quarantanove migranti a bordo dlela SeaWatch e della SeaEye. In realtà mentre gli sbarchi da grandi barconi diminuiscono, i cosiddetti “sbarchi fantasma” sono in grande ascesa e i più “bravi” nel settore non sono africani o arabi, come si potrebbe immaginare, ma russi. Le organizzazioni che li gestiscono sono infatti spesso russe, georgiane, moldave, lettoni. La concorrenza c'è, da parte de tunisini, ma non è così forte.
Ma come funzionano? Si chiamano “sbarchi fantasma “ quegli arrivi di migranti in piccole imbarcazioni, gommoni con il motore fuori bordo e barche a vela. Questo tipo di viaggi ha il vantaggio, per i trafficanti di uomini, di sfuggire facilmente ai controlli delle forze dell'ordine e ai pattugliamenti dei mezzi aerei di Frontex. Le barche partono spesso da Smirne o altre località della Turchia. I numeri non sono altissimi in assoluto, ma in crescita rispetto agli sbarchi con barconi tradizionali: 359 arrivi con “sbarchi fantasma” a dicembre, 980 a novembre, 1007 a ottobre. Ma i numeri che abbiamo fatto sono assolutamente per difetto perché sono calcolate solo le persone che vengono intercettate sulla terra ferma dalle forze dell'ordine, non tutte quelle che sbarcano e che, una volta a terra, si dileguano e appunto diventano fantasmi. Del loro passaggio di solito le forze dell'ordine trovano traccia sulle spiagge a sugli scogli: giubbotti salvagente abbandonati, abiti bagnati, spesso le imbarcazioni stesse vengono lasciate a riva. Si calcola che ogni anno con questo tipo di arrivi sbarchino in Italia fra le 3500 e le 5000 persone, ma in realtà quanti siano nessuno lo sa esattamente. I viaggi costano in media 5000 euro e i rischi per chi attraversa il Mediterraneo in queste condizioni sono ovviamente alti. Tanto che domenica 20 gennaio il mare davanti a Torre Melissa ha restituito il corpo di uno dei migranti curdi che erano nell'imbarcazione trovata l'11 gennaio. Era anche lui a bordo, ma non ce l'ha fatta. E ora potrebbe cambiare l'imputazione per i due russi, che avevano già patteggiato la pena di tre anni in carcere per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
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