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Reddito cittadinanza e 80 euro, quelle due promesse elettorali prima delle…

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somiglianze

Reddito cittadinanza e 80 euro, quelle due promesse elettorali prima delle europee

Le somiglianze sono evidenti. A partire soprattutto dai tempi di entrata in vigore. Sono le due misure bandiera varate prima delle elezioni europee. Nel 2014 fu la volta degli 80 euro dell’ex-premier Pd Matteo Renzi, che entrarono in vigore proprio ad aprile, un mese prima delle urne, contribuendo all’exploit del Pd al 40 per cento. Cinque anni dopo arriva un’operazione molto simile da parte del Governo M5s-Lega (che all’epoca come opposizioni criticarono Renzi aspramente): a fine aprile arriverà l’erogazione dei primi assegni del reddito di cittadinanza, come la prima finestra di quota 100. Esattamente un mese prima delle elezioni europee del 26 maggio.

Reddito di cittadinanza strategico
Il M5s considera il reddito di cittadinanza fondamentale per risalire la china dei sondaggi e rilanciarsi. C’è chi scommette che il RdC non arriverà nei tempi annunciati. Ma dal M5s assicurano che si farà in tempo: i problemi maggiori - ribattono - sono su quota 100. Schermaglie, per ora. Ma staccare gli assegni per le due misure ad aprile per Di Maio (e anche per Salvini) è imperativo categorico. Rinviare, osserva qualcuno, farebbe risparmiare - e magari evitare una manovra bis - ma alle europee serve il vento in poppa delle promesse mantenute.

La storia degli 80 euro
Il bonus degli 80 euro fu invece l’asso calato dall'ex premier Matteo Renzi, leader del centrosinistra, nell’aprile del 2014, nei giorni della campagna elettorale in vista delle europee. All’epoca il M5s definì la misura una «mancia elettorale. Sul blog dei Cinque Stelle qualche attivista parlò di «raggiro» e «truffa». Il bonus è stato previsto dal decreto Irpef, pubblicato nella Gazzetta ufficiale a fine aprile. Dal mese successivo i lavoratori dipendenti con un reddito tra gli otto e i 24mila euro l'anno si sono ritrovati in busta paga 80 euro al mese, che moltiplicati per 12 mensilità fanno 960 euro. Il bonus, che vale circa nove miliardi, decresce, a scaglioni, fino a zero per i redditi che vanno da 24.000 a 26.000 euro. Restano esclusi gli incapienti. La misura è poi diventata strutturale con la legge di stabilità 2015.

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