Proprio mentre il premier Giuseppe Conte tentava di spegnere le tensioni con Parigi, si è aperto ieri, sempre sul tema migranti, un fronte con Berlino. La Germania ha annunciato la sospensione della sua partecipazione alla missione navale EunavForMed, detta anche Sophia, nel Mediterraneo, in risposta alla politica di chiusura dei porti dell’Italia. A quella che è una presa di posizione politica della Germania il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha risposto minimizzando. «Non è un problema» ha detto. Ma è davvero così? Tecnicamente che cosa comporta per la missione Sophia il defilarsi della Germania?
A cosa serve la missione
Lo scopo della operazione europea non è il salvataggio in mare dei migranti, ma quello di avviare sforzi sistematici per
individuare, catturare e distruggere le navi ed attrezzature utilizzate o sospettate di essere utilizzate da contrabbandieri
e trafficanti di migranti. Collateralmente ci possono essere dei salvataggi in mare che però non sono appunto il principale
scopo per cui è nata la missione. Grazie all’operazione sono stati salvati l’anno scorso 44mila migranti, che sono appena
il 9% del totale.
La decisione tedesca, un atto politico
Per quanto riguarda la decisione tedesca si tratta più di un atto politico che un problema tecnico. Sono sette al momento
le unità navali coinvolte nella missione, di cui una tedesca. La fregata tedesca Augsburg resterà al largo della Libia fino
ai primi di febbraio e Berlino ha annunciato che la nave ausiliaria Berlin per ora non verrà inviata nel Mediterraneo. Così
la missione istituita nel 2015 e a cui partecipano 26 stati dovrà fare a meno del supporto navale tedesco.
Non è chiaro se la missione, guidata dall’ammiraglio italiano Enrico Credentino, dovrà fare a meno anche del supporto finanziario
tedesco. Infatti dal punto di vista finanziario, l’operazione, avendo natura militare, non è alimentata dal bilancio dell’Unione
bensì direttamente dagli Stati membri.
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