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Codice appalti, la Commissione Ue apre una procedura d’infrazione

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bandi nel mirino

Codice appalti, la Commissione Ue apre una procedura d’infrazione

(Ap)
(Ap)

Il codice degli appalti finisce nel mirino della Commissione Ue che ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per la «mancata conformità del quadro giuridico italiano alle direttive del 2014 in materia di contratti pubblici» (le numero 23, 24 e 25 ). Roma è in buona compagnia visto che la lettera di messa in mora è stata inviata sullo stesso tema anche ad altri 14 Paesi. Le norme italiane nel mirino di Bruxelles sono numerose, ma fra i rilievi più gravi ci sono quelli relativi al subappalto su cui si evidenziano ben sei violazioni relative ad altrettante norme: a) il divieto di subappaltare più del 30% di un contratto pubblico; b)l’obbligo di indicare la terna di subappaltatori proposti; c)il divieto per un subappaltatore di fare a sua volta ricorso a un altro subappaltatore; d)il divieto per il soggetto sulle cui capacità l’operatore intende fare affidamento di affidarsi a sua volta alle capacità di un altro soggetto; e) i divieti per diversi offerenti in una determinata gara di fare affidamento sulle capacità dello stesso soggetto, per un potenziale subappaltatore indicato di presentare a sua volta offerta e per lo stesso soggetto di essere offerente e subappaltatore di un altro offerente; f) divieto per gli offerenti di avvalersi delle capacità di altri soggetti quando il contratto riguarda progetti che richiedono opere complesse.

Ma la lettera di messa in mora tocca anche altri punti delicati del codice, dall’esclusione delle offerte anomale ai motivi di esclusione in gara.

La decisione europea ha ridato fiato alle critiche dell’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori, che - oltre a chiedere da tempo una riforma del codice - aveva segnalato proprio a Bruxelles alcuni profili di illegittimità delle norme nazionali rispetto alle direttive Ue (compreso il subappalto).

«La decisione della Commissione europea - dice il presidente dell’Ance, Gabriele Buia - seppur in attesa di conoscere il testo integrale del provvedimento, conferma quello che andiamo denunciando da anni e cioè che il codice appalti ha completamente fallito l’obiettivo di riportare il settore dei lavori pubblici in Europa con regole semplici, chiare e trasparenti».

Un attacco molto duro che lascia trapelare anche il malumore per il continuo rinvio dei provvedimenti di modifica da parte del governo. La riforma è stata annunciata infatti dall’esecutivo fin dalla sua costituzione e poi prospettata in vari momenti, per vari provvedimenti, ma mai realizzata. Da ultimo, le norme dovevano entrare nel decreto legge semplificazioni ma gli emendamenti convergenti presentati da M5s e Lega non sono passati. La riforma è stata così nuovamente rinviata al disegno di legge delega approvato a dicembre dal governo (e mai presentato in Parlamento).

Buia invita il Governo «a non perdere altro tempo e a intervenire subito con un decreto urgente per modificare la normativa». Con l’invio della lettera di messa in mora spedita oggi da Bruxelles, l’Italia ha ora due mesi di tempo per fornire risposte efficaci e scongiurare che la procedura d’infrazione prosegua il suo iter, spiega l’Ance. «È ora che dalle promesse si passi ai fatti: non possiamo attendere i tempi di una legge delega di riforma del Codice - conclude Buia - che necessita invece modifiche urgenti e tempestive per consentire lo sblocco dei cantieri e quindi dare risposte ai cittadini».

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