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le posizioni nel movimento

Dai «successi» del chavismo alla «non ingerenza» su Maduro, gli imbarazzi del M5S sul Venezuela

Nel 2017 Alessandro Di Battista è stato tra i firmatari della mozione M5s sul Venezuela
Nel 2017 Alessandro Di Battista è stato tra i firmatari della mozione M5s sul Venezuela

In Venezuela «la fame è stata ridotta del 21,10%», «l’Unesco ha dichiarato il Venezuela Paese libero dall’analfabetismo nel 2005» e il «programma “Barrio Adentro” ha permesso la costruzione di più di 13.000 centri medici». Maduro? «Ha il suo sostegno. Vogliamo raccontarci la favoletta del dittatore che opprime il popolo?». L’opposizione? «qualcuno la considera golpista». «L’ultima cosa da fare è non riconoscere il presidente democraticamente eletto e riconoscere presidenti ad interim che esulano dal meccanismo costituzionale». Le posizioni espresse da alcuni parlamentari M5S creano non pochi imbarazzi nel movimemto, a seguito dell’escalation della crisi in Venezuela.

Di Stefano: non ingerenza negli affari del Venezuela
«Il principio di non ingerenza è sacro. Qualsiasi sia la nostra visione delle cose, di Maduro, del chavismo e dei rapporti politici in latinamerica, qualsiasi cambiamento in Venezuela deve avvenire in un contesto politico, democratico e non violento», ha affermato il 24 gennaio il sottosegretario agli Esteri del M5s Manlio Di Stefano, rimproverando il presidente francese Emmanuel Macron, per il suo intervento sul Venezuela quando ha definito il governo Maduro illegittimo. Un principio della “non ingerenza” che però non è stato fatto valere dal M5S quando il leader Luigi Di Maio ha espresso sostegno ai gilet gialli francesi nella protesta contro Macron.

La mozione con i successi del chavismo
Proprio Manlio Di Stefano, allora deputato M5S della Commissione esteri, nel marzo 2017 aveva guidato una delegazione in visita proprio in Venezuela. E sempre Di Stefano, a fine gennaio dell’anno scorso era stato il primo firmatario di una mozione M5S sul Venezuela (testo sottoscritto anche dall’allora deputato Alessandro Di Battista). Nel documento si registravano i successi del Venezuela sotto il chavismo: «la fame è stata ridotta del 21,10%», «l’Unesco ha dichiarato il Venezuela Paese libero dall’analfabetismo nel 2005» e il «programma “Barrio Adentro” ha permesso la costruzione di più di 13.000 centri medici». Inoltre si sottolineava il tentativo dell’opposizione venezuelanza di voler destituire Maduro «pur non avendone alcuna prerogativa costituzionale».

Petrocelli: l’opposizione non dialoga
Tra i più attivi del M5S sul Venezuela in passato c’è stato anche l’attuale presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli. Durante la discussione sulle mozioni sul Venezuela, nel gennaio del 2017, aveva detto: «il governo venezuelano è seduto al tavolo del dialogo, mentre buona parte dell’opposizione che qualcuno considera golpista, ma sarà la storia a dirlo, non è seduta a quel tavolo». La ex senatrice Ornella Bertorotta, nel suo intervento aveva rimarcato: «Maduro ha il suo sostegno. Vogliamo raccontarci la favoletta del dittatore che opprime il popolo?».

Cabras: non riconoscere presidente ad interim
Ancora più esplicito Pino Cabras, deputato M5s alla prima legislatura, che in un recente intervento alla Camera ha sostenuto: «L’ultima cosa da fare è non riconoscere il presidente democraticamente eletto o comunque frutto della situazione costituzionale di quel Paese. Riconoscere presidenti ad interim che esulano da quel meccanismo costituzionale può aggravare la situazione. Alla difficile situazione in Venezuela non si può porre rimedio con atti unilaterali o con l’avventurismo perché abbiamo conosciuto episodi recenti come in Libia o in Siria dove alla delegittimazione del vertice statale sono seguite anche delle guerre»

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