Sì al voto disgiunto, doppia preferenza di genere, croce solo sulla lista, solo sul nome del candidato presidente o su tutti
e due, soglia di sbarramento al 5% per le liste singole e 10% per le coalizioni. Il sistema di voto in Sardegna, dove il 24 febbraio si eleggono il nuovo presidente della Regione e il consiglio regionale - la votazione avrà inizio subito dopo la chiusura
delle operazioni preliminari degli uffici di sezione, che cominciano alle ore 6:30 (e in genere durano 15 minuti) e finirà alle ore 22:00 - , garantisce all’elettore tre opzioni, ognuna con un effetto diverso.
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Si vota su un’unica scheda
Come in altre Regioni, tuttavia, la votazione per l’elezione del presidente della Regione e per l’elezione del Consiglio regionale
avviene su un’unica scheda. La scheda riporta nome e cognome dei candidati alla carica di presidente, nonché i contrassegni delle liste (o della lista
singola) che lo appoggiano, affiancati da due righe per esprimere l’eventuale voto di preferenza.
Opzione voto solo al candidato presidente
Si può votare per il candidato presidente. In questo caso, il voto non si estende alle liste collegate (o alla lista singola collegata). Un meccanismo diverso rispetto a quello con cui si è votato nelle politiche del 4 marzo
2018, dove il voto dato solo al candidato nel collegio uninominale si estendeva anche alle liste, in proporzione ai voti da
queste ottenuti.
Il voto a presidente e a una lista collegata
Si può votare per un candidato presidente e per una lista, tracciando un segno sul nome del candidato presidente e un segno
sul simbolo della lista collegata (o una sola delle più liste collegate). In questo caso, l’elettore sceglie di premiare non solo il candidato governatore, ma anche una delle liste che lo appoggiano (una opzione che ha tanto più valore quando a sostenere un aspirante presidente della Regione ci siano più partiti).
Croce solo sulla lista e sì al voto disgiunto
Nel caso in cui l’elettore esprima un voto solo a favore di una lista, il voto si intende espresso anche a favore del candidato alla carica di presidente della Regione con la stessa collegato. In Sardegna, come in Lazio e Lombardia ma diversamente dall’Abruzzo, c’è la possibilità
del voto disgiunto: si può votare per una lista e allo stesso tempo mettere la croce sul nome di un candidato governatore non appoggiato dalla
stessa lista. Un meccanismo per spingere i partiti a presentare un candidato presidente di valore, in grado di strappare consensi
anche agli altri schieramenti. Un po’ quello che è avvenuto nel 2014, quando il candidato governatore di centrosinistra Francesco Pigliaru ottenne più voti di Ugo Cappellacci (centrodestra), nonostante la coalizione delle liste di centrodestra avesse preso più consensi.
Possibile la doppia preferenza di genere
L’elettore ha la possibilità di scrivere, accanto al simbolo di una lista, due nomi di candidati consiglieri regionali a cui vuole esprimere la propria preferenza. Tuttavia, i due candidati devono essere di sesso diverso (uno maschio e uno femmina), altrimenti la seconda preferenza viene annullata.
L’attribuzione dei seggi
Il numero dei consiglieri da eleggere è pari a 60 (di questi, uno è il presidente della Regione eletto). Risulta eletto il candidato presidente che ha ottenuto il maggior
numero di voti validi. Il territorio è suddiviso in 8 circoscrizioni elettorali: Cagliari esprime 20 seggi, la circoscrizione di Sassari 12, I collegi di Gallura, Nuoro e Oristano 6, il Sulcis 4, il Medio Campidano 3, l’Ogliastra da 2.
Le due soglie di sbarramento
Vengono ammesse alla ripartizione le liste non coalizzate che abbiano ottenuto almeno il 5% dei voti su base regionale e le liste che fanno parte di una coalizione che abbia ottenuto almeno il 10%.
Quattro soglie per il premio di maggioranza
Se il candidato presidente eletto ottiene meno del 25% dei voti, per le liste che lo appoggiano non scatta nessun premio di maggioranza e la ripartizione dei seggi avviene in maniera
proporzionale. Se il presidente ottiene tra il 25 e il 40% dei voti le liste che lo appoggiano incassano il 55% dei seggi. Se il presidente ottiene oltre il 40% dei voti, le liste che lo appoggiano incassano il 60% dei seggi. Tuttavia, se il presidente supera il 60% e anche le liste che lo appoggiano superano il 60% non scatta nessun premio, visto che la maggioranza ha già un cospicuo numero di seggi.
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