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Reddito di cittadinanza, 5 incentivi cumulabili per aumentare l’assegno

Non solo bonus Sud. Ma anche Naspi, Dis-coll, l’ammortizzatore per collaboratori, assegnisti e dottori di ricerca, incentivi a chi avvia un’attività d’impresa o a chi, semplicemente, si mette in proprio (specie nel Mezzogiorno).

Per spingere verso l’occupabilità - subordinata o autonoma - i percettori di reddito di cittadinanza, il decretone, atteso in Gazzetta ufficiale, dopo la firma del capo dello Stato, prevede una serie di “cumulabilità” tra l’assegno di politica attiva e altri sgravi o strumenti di sostegno al reddito, attualmente esistenti nella legislazione lavoristica. Ne abbiamo contati cinque, tre sono espressamente previsti dall’articolato, gli altri due, desumibili invece in chiave interpretativa.

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A fare “bottino” pieno è il Sud. Nel Mezzogiorno, infatti, un’impresa che assume a tempo indeterminato un soggetto, che fruisce del reddito di cittadinanza, potrà puntare a un doppio incentivo: accanto alle mensilità (da 5 a 18) di reddito, otterrà, in aggiunta, il bonus Sud, vale a dire lo sgravio al 100%, fino a 8.060 euro annui, per chi assume a tempo indeterminato under35 o lavoratori senior disoccupati da almeno sei mesi, prorogato dalla legge di Bilancio per il 2019 e 2020, con uno stanziamento di fondi Ue di 500 milioni di euro per ciascuno dei due anni. In sostanza, per le aziende che già accedono alla decontribuzione dagli oneri Inps subentrerà pure il credito di imposta, per la parte residua di beneficio maturata dal neo assunto intestatario di reddito di cittadinanza (le modalità di accesso al credito d’imposta saranno stabilite da un decreto Lavoro-Mef entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decretone).

DOSSIER / Reddito di cittadinanza

Non solo. Sempre nel Meridione, in caso di avvio di un’attività lavorativa autonoma (incluse, impresa individuale o società cooperativa) è previsto, come incentivo, un beneficio addizionale di sei mensilità di reddito, nei limiti di 780 euro mensili. A questi fondi, probabilmente, interpretando il provvedimento, si potrà sommare l’incentivo “resto al Sud”, nato per favorire l’apertura da parte dei giovani (under46) di imprese nel Mezzogiorno (si tratta di un finanziamento per le spese sostenute, 35% a fondo perduto e il restante 65% con finanziamento bancario, ma tutelato dal fondo di Garanzia per le Pmi).

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Le mensilità di reddito di cittadinanza sono poi espressamente compatibili «con il godimento della Naspi» e di «altro strumento di sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria» (ove ne ricorrano le condizioni). In pratica, il reddito si potrà sommare alla Naspi (entro il limite mensile di 780 euro) e, anche qui, per via interpretativa, pure alla Dis-coll, visto che lo strumento rientra, a tutti gli effetti, tra i sostegni al reddito per disoccupazione involontaria.

Il reddito di cittadinanza, inoltre, è cumulabile con l’assegno di ricollocazione, la misura di politica attiva introdotta dal Jobs act per favorire la riqualificazione e il reinserimento occupazionale dei disoccupati.

Sul punto, il decretone prevede che il beneficiario del reddito, decorsi 30 giorni dalla liquidazione della prestazione, riceve da Anpal l’assegno di ricollocazione, vale a dire una somma, da 250 a 5mila euro, a seconda della difficoltà di inserimento del soggetto, da utilizzare per intensificare la ricerca del lavoro. A risultato raggiunto, ovvero a firma del contratto di impiego avvenuta, l’assegno di ricollocazione verrà intascato non dal lavoratore neo-assunto, ma dall’operatore, pubblico o privato, che l’ha aiutato a reinserirsi.

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