Lo sbarco negato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini alla nave Sea Watch 3, da venerdì nelle acque territoriali italiane ancorata ad un miglio a largo delle coste di Siracusa con 47 migranti a bordo, è solo l’ultimo in ordine di tempo di episodi di «porti chiusi» da parte del responsabile del Viminale. In un caso, quello
del negato sbarco della nave Diciotti lo scorso luglio, il Tribunale dei ministri ha chiesto al Senato di poter processare
Matteo Salvini (indagato per abuso di potere e sequestro di persona) per aver impedito a 177 migranti di scendere dalla nave.
Il precedente della nave Acquarius
La linea dura di Salvini costrinse la nave Aquarius dell’ong Sos Mediterranee a vagare per nove giorni senza un porto dove
approdare. Fino alla mossa a sorpresa lo scorso 11 giugno del neopremier socialista spagnolo Pedro Sanchez che annunciò la
volontà di accogliere la nave con 629 migranti a bordo. Prima della comunicazione di Madrid, il pressing di Onu e Ue sui due litiganti, Italia e Malta, per far prevalere le ragioni umanitarie non aveva dato esito positivo.
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Il caso della Lifeline
A metà giugno la nave della Ong tedesca Lifeline, con 230 migranti salvati a bordo, è stata lasciata in mare aperto per quasi
una settimana dopo che l’Italia si è rifiutata di farla entrare in un suo porto. Alla fine, il 27 giugno è approdata a Malta,
dopo che nove Paesi dell’Ue (oltre a Malta, Italia, Francia, Irlanda, Portogallo, Belgio, Olanda e Lussemburgo) hanno accettato,
di accogliere ciascuno una quota dei migranti a bordo.
Lo scontro istituzionale sulla nave Diciotti
Ma la questione forse più delicata, fino al rischio dell0 scontro istituzionale, ha riguardato la nave Diciotti della Guardia Costiera italiana con a bordo 67 migranti, soccorsi il 9 luglio dal mercantile
Vos Thalassa. La Guardia costiera era intervenuta perché il comandante del mercantile aveva segnalato una situazione di “grave
pericolo” per l'equipaggio, tutto composto da italiani, minacciato da alcuni migranti soccorsi all’arrivo in zona di una motovedetta
libica che li avrebbe riportati sulle coste africane. La nave, entrata nel porto di Trapani nel pomeriggio del 12 luglio è
rimasta per ore ferma senza far scendere nessuno.
Ed è stato alla fine l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a sbloccare la situazione contattando direttamente il premier Giuseppe Conte, che ha dato l'ok allo sbarco. Lo stop ostinato alla discesa dalla nave voluto da Salvini ha sollevato molta preoccupazione in Mattarella. Mai si era vista una vicenda del genere. Una nave militare italiana bloccata in un porto italiano. Di qui la telefonata al presidente del Consiglio. Con il ministro che ha dovuto cedere, non mancando di far sapere il suo «stupore» (leggi irritazione) per l'intervento del Quirinale.
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