Mentre infuria lo scontro politico sull’autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei ministri di Catania nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso Diciotti, nella sala di San Ivo alla Sapienza la Giunta per le immunità ha iniziato i lavori. In giunta sono 23 i senatori chiamati a esaminare la richiesta nei confronti del ministro Salvini per il reati di abuso di potere e sequestro di persona aggravato per aver impedito a 177 migranti di scendere dalla nave Diciotti. Ci sono 7 senatori del M5s (Grazia D’Angelo, Mattia Crucioli, Elvira Evangelista, Agnese Gallicchio, Michele Giarrusso, Alessandra Riccardi, Francesco Urraro), 4 della Lega (Luigi Augussori, Emanuele Pellegrini, Simone Pillon, Donatella Tesei) e 4 di Forza Italia (il presidente Maurizio Gasparri e i senatori Lucio malan, Fiammetta Modena e Adriano Paroli) e 4 del Pd (Giuseppe Cucca, Francesco Bonifazi, Nadia Ginetti, Anna Rossomando). Poi c’è l'ex presidente del Senato di Leu, Pietro Grasso e un esponente di Fratelli d’Italia (Alberto Balboni). Poi c’è Gregorio De Falco (ex M5S, ora gruppo misto) e il senatore delle Autonomie Meinhard Durnwalder.
Intervista doppia: Malan-Bonifazi
Sulla vicenda il sole24ore.com ha sentito nel corso di una intervista telefonica due membri della commissione per le immunità,
i senatori Lucio Malan (Fi) e Francesco Bonifazi (Pd ), che hanno illustrato le posizioni del no e del sì all’autorizzazione
a procedere nei confronti dei ministro. Per ora in giunta ci sono solo otto voti sicuri a favore di Salvini: quelli della
Lega, quelli di Fi (che però saranno 3 perché il presidente di prassi non vota) e quello di Fratelli d'Italia. Attendono
la difesa di Salvini per prendere la decisione definitiva non solo i parlamentari del M5s ma anche quelli dell'Autonomista
Durnwalder (che in occasione della fiducia al governo si è astenuto) e quelli dell'ex 5 Stelle De Falco e dell'ex presidente
del Senato Grasso.
Lucio Malan (Fi): perché no
Il “no” sposato dal senatore azzurro Lucio Malan e da Forza Italia è legato al fatto che «la politica dell'immigrazione
deve essere decisa dai decisori politici, dal governo che deve godere dell’appoggio del Parlamento e non dai magistrati».
Secondo il senatore Malan Salvini «ha agito in quanto ministro e merita le prerogative da ministro». E per Malan questo anche
se nella «sua maggioranza c’è almeno un partito che ha sempre definito tutte le prerogative del parlamentare e dei ministri
come odiosi privilegi, mentre sono strumenti che servono per esercitare quella funzione».
Francesco Bonifazi (Pd): perché sì
Verso il “sì” invece, Francesco Bonifazi del Pd e il suo partito: «Abbiamo letto le carte del Tribunale dei ministri di Catania.
Sono carte importanti, molto approfondite e circostanziate, che sembrano delineare delle responsabilità», ha spiegato Bonifazi.
Per il parlamentare è «evidente che è comunque necessario attendere le difese di Salvini - che sembra arriveranno la prossima
settimana - per farci un'idea definitiva». E ha voluto sottolineare «la schizofrenia del M5s che come al solito non sa cosa
decidere».
La prossima settimana Salvini esporrà le sue ragioni
È iniziato l’esame delle carte inviate dal tribunale dei ministri di Catania e la prossima settimana il ministro Salvini esporrà
le sue ragioni, anche se ha già dichiarato che «ci sono segnalazioni precise che sui barconi si infiltrano spacciatori, delinquenti,
terroristi. In Tunisia ci sono almeno 3mila combattenti islamici». E ha ribadito che a «ogni barcone che arriva in Italia
illegalmente dirò di no. Se per qualche magistrato è sequestro di persona per me è difendere i confini del mio Paese».
M5S: potrebbe prevalere la contronarrazione del premier
Dichiarazioni di fuoco nel M5S: molti parlamentari hanno pubblicamente dichiarato di propendere per il via libera alla richiesta
del tribunale dei ministri, posizione che farebbe pesantemente traballare la tenuta della maggioranza di governo. Matteo
Salvini nei giorni scorsi ha detto prima di voler affrontare il processo, poi ha chiesto si negasse l’autorizzazione. Il
premier Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli depositeranno una
memoria, spiegando che sul caso Diciotti la decisione abbia coinvolto tutto il Governo. Dunque alla fine potrebbe prevalere
la contronarrazione sulla responsabilità comune del governo nella vicenda Diciotti.
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