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Diciotti, al Senato la Giunta avvia l’esame. M5S per il…

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vertice di maggioranza nella notte

Diciotti, al Senato la Giunta avvia l’esame. M5S per il sì, la Lega: così tutto in discussione

Un'ora di vertice notturno a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio non sembra aver sciolto del tutto i nodi della maggioranza sui due “casi migranti” che tengono banco da giorni: quello, più in chiave europea, della Sea Watch, da giorni in rada a Siracusa; e quello del voto in Giunta delle Immunità al Senato sul ministro dell'Interno per i naufraghi trattenuti la scorsa estate a bordo della motonave Diciotti.

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Un fronte, quest’ultimo, ancora aperto, perchè oggi a palazzo Madama è stata incardinata la richiesta di autorizzazione a procedere per sequestro di persona nei confronti di Matteo Salvini presentata dal Tribunale dei ministri di Catania.

La Giunta delle elezioni e immunità del Senato ha aperto il dossier Salvini alle 11: i 23 senatori che la compongono dovranno valutare se il ministro dell'Interno abbia o no commesso il reato di sequestro di persona nei confronti dei 177 migranti salvati dalla “Diciotti” nell'agosto scorso e rimasti a bordo per giorni in attesa dell'indicazione di un “porto sicuro” dove sbarcare. La Giunta, e successivamente l'Aula di Palazzo Madama, potranno dare o meno l'autorizzazione a procedere contro Salvini sollecitata dal Tribunale dei ministri di Catania. Il tutto entro marzo (60 giorni da quando la relazione dei giudici catanesi è arrivata al Senato), o prima, se la Conferenza dei capigruppo decidesse una accelerazione.

In prima battuta la Giunta si è limitata ad ascoltare la relazione del presidente Maurizio Gasparri (Forza Italia), che ha proposto 7 giorni di tempo per sentire il ministro dell'Interno sui fatti che gli vengono contestati. «La mia relazione ha avviato il procedimento, poi ascolteremo l'interessato e farò una mia proposta: il tutto entro il 23 febbraio», ha spiegato Gasparri al termine della riunione: « Deciderà Salvini se mandare una memoria o venire di persona.Vorrei garantire il rispetto dei tempi e della procedura». Successivamente si avvierà il dibattito interno alla Giunta, fino al voto (palese e con la maggioranza dei presenti) sulla relazione finale.A seguire la palla passerà all'Aula che dovrà votare sull’autorizzazione a procedere (con voto palese e a maggioranza assoluta) entro fine marzo.

Ieri a sorpresa, il leader del Carroccio ha auspicato il voto contrario, perché, spiega, «ho agito da ministro». Un ripensamento, un cambio di rotta a 360° che ha spiazzato per diverse ore il M5S, diviso tra la linea ortodossa del sì al processo («basta immunità») e quella del no, ispirata alla realpolitik. Al termine della giornata, è la linea del “sì” a prevalere, preannunciata da Alessandro Di Battista ospite a “Di Martedì”. A dare voce al pressing interno dell'ala ortodossa è anche Luigi Gallo, tra gli esponenti più vicini a Roberto Fico, che mette in chiaro che «la legge è uguale per tutti è che il M5S è contro la casta». Una ulteriore conferma arriva oggi dal sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia, che a “Circo Massimo” (Radio Capital) rimarca che «se il caso andrà in aula, noi voteremo assolutamente sì». Sul voto, spiega, il Movimento sarà compatto: «Su queste questioni non c'è libertà di coscienza, ci sarà una decisione unitaria». Per rafforzare la versione di una assunzione di responsabilità ispirata dal premier e condivisa da tutto l’Esecutivo l Governo il senatore M5S Michele Giarrusso ha invece annunciato il deposito a breve, in Giunta per le autorizzazioni, di una «memoria» condivisa di Conte, del vicepremier Di Maio e del ministro dei Trasporti Toninelli, in cui si spiegha come «sul caso Diciotti ci sia stata una decisione che coinvolge tutto il Governo, con responsabilità anche di altri ministri e del Presidente Consiglio stesso».

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L'impulso a superare il rischio di una crisi politica tutta interna alla maggioranza è arrivato dal premier Giuseppe Conte, che da Cipro si è assunto la piena responsabilità delle scelte del Governo sullo sbarco dalla nave “Diciotti” della Guardia Costiera dei 177 migranti salvati nelle acque maltesi. «Mi assumo la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto», ha spiegato Conte. Parole nette, che bilanciano la linea leghista del «Processare Salvini significa processare il governo», ribadita oggi dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. A “Radio Anchio”, Fedriga sottolinea che in caso di voto favorevole del M5S all’autorizzazione a procedere «c'è da rimettere in discussione tutto»: «Bisogna capire se il Parlamento condivide le politiche del Governo, non solo di Salvini. Se così non fosse, è chiaro che bisognerebbe fare una seria riflessione. Non si sta parlando di un processo a Salvini perché ha messo l'auto in divieto di sosta». Parole che evidenziano la tensione ai massimi livelli, ancora una volta, tra i due alleati di Governo.

Anche se Salvini, uscendo dal question time alla Camera, torna a rassicurare che sul caso Diciotti: il governo «non rischia assolutamente, non c’è nessun pericolo», dice, «confido nel voto dell’intero Senato». Il ministro dell’Interno fa poi sapere di aver «apprezzato le parole del premier Conte sull’assunzione di responsabilità da parte di tutto il governo, è un intervento che mi fa piacere».

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