In comune il caso Diciotti, per il quale il tribunale dei ministri di Catania ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, e quello della Sea Watch, che dopo l’intesa raggiunta con gli altri paesi Ue (in tutto sette, Italia compresa) dovrebbe sbloccarsi, c’è uno schema comune nonché i giorni vissuti dai migranti tratti in salvo, nell’attesa di sapere quello che accadrà.
Lo schema vede il blocco della nave che ha soccorso i migranti a causa del divieto di sbarco; quindi il caso finisce sotto i riflettori dei media, aumenta la tensione diplomatica tra Italia e altri paesi Ue accusati di non condividere lo sforzo del ricollocamento di queste persone e, infine, dopo alcuni giorni di permanenza a bordo, l’impasse viene superato grazie a una “coalizione di volenterosi”, che si fa avanti per accogliere i migranti. Nell’attesa che la revisione del regolamento di Dublino prenda forma: la trattativa per modificare la regola in base al quale il paese competente a esaminare la richiesta di asilo è quello di primo sbarco è ancora aperta, e la strada per il raggiungimento di un compromesso in salita.
Il caso della nave Diciotti a Catania e quello della Sea Watch 3, con 47 migranti a bordo, alla fonda al largo di Siracusa sono, per altri aspetti, diversi. Una differenza è che la Diciotti è una nave della Marina Militare (un pattugliatore della Guardia costiera italiana) mentre la Sea Watch 3 è di proprietà dell’omonima ong tedesca, e batte bandiera olandese. Non solo: come ha spiegato il procuratore aggiunto di Siracusa Fabio Scavone, ha «preso a bordo dei naufraghi in mare aperto a seguito di un naufragio conclamato».
Un’altra differenza è nei tempi di permanenza: quelli della Diciotti sono stati più lunghi con una situazione di stallo lungo: in quel caso la nave veniva già da più porti di attracco (Catania era il secondo).
Anche la Sea Watch, come la nave Diciotti, attraccherà nelle prossime ore nel porto di Catania. La scelta, ha spiegato il Viminale, è determinata dalla presenza di centri ministeriali per l’accoglienza di minori. I maggiorenni saranno immediatamente trasferiti all’hotspot di Messina.
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