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la linea politica nel movimento

Venezuela, Di Battista e Di Stefano: i due supporter del «neutralismo» M5S

Scaduto l’ultimatum a Nicolas Maduro, gran parte dell'Europa - come promesso - ha riconosciuto Juan Guaidò presidente ad interim del Venezuela, incaricato di indire nuove elezioni, libere e democratiche, nel Paese. Sono finora 19 i Paesi europei che - trascinati da Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania - legittimano le rivendicazioni del presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana. L'Italia non c'è: anzi, il governo italiano ha bloccato - per la seconda volta in pochi giorni - il tentativo europeo di arrivare a una dichiarazione comune dei 28.

Di Battista: serve coraggio a essere neutrali
In serata, Palazzo Chigi ha fatto sapere in una nota che «l’Italia appoggia il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, attraverso un percorso pacifico e democratico, nel rispetto del principio di autodeterminazione». Il governo però resta ancora diviso, con la Lega che ha già condannato Maduro e i Cinquestelle che insistono su una posizione di non ingerenza. «Ci vuole coraggio a mantenere una posizione neutrale in questo momento, lo so. L’Italia non è abituata a farlo. Ci siamo sempre accodati in modo vile agli “esportatori di democrazia”» ha scritto in un post su facebook Alessandro Di Battista intervenendo sulla questione venezuelana, aggiungemdo che l’Europa «dovrebbe smetterla una volta per tutte di obbedire agli ordini degli Stati Uniti».

Di Stefano: non ingerenza negli affari del Venezuela
Ma la linea di politica estera del M5s sul Venezuela (e non solo) la detta anche Manlio Di Stefano. «Il principio di non ingerenza è sacro. Qualsiasi sia la nostra visione delle cose, di Maduro, del chavismo e dei rapporti politici in latinamerica, qualsiasi cambiamento in Venezuela deve avvenire in un contesto politico, democratico e non violento», ha affermato il 24 gennaio il sottosegretario agli Esteri del M5s, rimproverando il presidente francese Emmanuel Macron, per il suo intervento sul Venezuela quando ha definito il governo Maduro illegittimo. Un principio della “non ingerenza” che però non è stato fatto valere dal M5S quando il leader Luigi Di Maio ha espresso sostegno ai gilet gialli francesi nella protesta contro Macron.

La mozione con i successi del chavismo

Proprio Manlio Di Stefano, allora deputato M5S della Commissione esteri, nel marzo 2017 aveva guidato una delegazione in visita proprio in Venezuela. E sempre Di Stefano, a fine gennaio dell’anno scorso era stato il primo firmatario di una mozione M5S sul Venezuela (testo sottoscritto anche dall’allora deputato Alessandro Di Battista). Nel documento si registravano i successi del Venezuela sotto il chavismo: «la fame è stata ridotta del 21,10%», «l’Unesco ha dichiarato il Venezuela Paese libero dall'analfabetismo nel 2005» e il «programma “Barrio Adentro” ha permesso la costruzione di più di 13.000 centri medici». Inoltre si sottolineava il tentativo dell'opposizione venezuelanza di voler destituire Maduro «pur non avendone alcuna prerogativa costituzionale».

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