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Tav, guerra di cifre sulle penali. Il ministero di Toninelli smentisce…

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BOCCIATA L’OPERA

Tav, guerra di cifre sulle penali. Il ministero di Toninelli smentisce l’analisi che ha commissionato

Analisi «fortemente negativa» per il completamento del collegamento ad Alta velocità Torino-Lione, mentre scoppia la polemica sulle penali da pagare in caso di rinunciia all’opera: il ministero smentisce l’analisi tecnica che esso stesso aveva commissionato, parlando di «errore macroscopico».

La bocciatura senza mezzi termini dell’opera è contenuta nell'attesissima e controversa Analisi costi-benefici realizzata dal Gruppo di lavoro coordinato da Marco Ponti per conto del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.Da questa mattina, come preannunciato dallo stesso ministro, il documento è consultabile sul sito del ministero dei Trasporti (Mit). Di fatto, una bocciatura per la linea ferroviaria potenziata tra Italia e Francia, e per molti una premessa al "no" ufficiale al completamento della grande opera.

«L'analisi condotta mostra come, assumendo come dati di input relativamente alla crescita dei flussi di merce e dei passeggeri e agli effetti di cambio modale quelli non verosimili contenuti nell'analisi costi-benefici redatta nell'anno 2011, il progetto presenta una redditività fortemente negativa», sottolineano le conclusioni dell'ACB. Dal punto di vista strettamente tecnico dunque il completamento dell'opera è infatti considerato non vantaggioso.

DOCUMENTO /1: L’analisi costi-benefici

DOCUMENTO /2: La relazione tecnico-giuridica

Due scenari: "ottimistico" e "realistico"
Uno dei parametri cardine intorno a cui ruota lo studio è il Vane (valore attuale netto, saldo tra i costi dell'opera, lavori e gestione, i costi esterni, i minori benefici per utenti e operatori, e dall'altra parte i benefici economici diretti e indiretti) stimato pari a «6.995 milioni di euro nello scenario "realistico" di previsioni di traffico (25,2 milioni tonnellate di merci nel 2059) e pari a 7.805 milioni nello scenario "ottimistico" (previsioni Osservatorio 2011, 51,8 milioni di tonnellate)». In entrambi i casi si evidenzia «uno "sbilancio economico" fortemente negativo. Entrambi i calcoli sono stati fatti sui "costi a finire" dell'opera, al netto cioè degli 1,4 miliardi di euro già spesi, e considerando i costi sia della tratta internazionale che di quella italiana.

PER APPROFONDIRE: Non fare la Tav costa fino a 4 miliardi

Toninelli: i dati dell'analisi sono impietosi, deciderà il Governo
«Come ciascuno adesso può vedere da sé, i numeri dell'analisi economica e trasportistica sono estremamente negativi, direi impietosi». Così il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli commenta in una nota la pubblicazione dell'analisi costi-benefici sulla Tav. «La valutazione negativa della Torino-Lione che emerge dall'analisi, voglio dirlo in modo chiaro, non è contro la Ue o contro la Francia», spiega Toninelli, aggiungendo che «la decisione finale, come è naturale che sia, spetta ora al Governo stesso nella sua piena collegialità».

L'analisi giuridica: rischio massimo 4,2 miliardi di penali
Insieme all'analisi costi benefici il Mit pubblica oggi anche una Relazione tecnico-giuridica, che evidenzia il rischio delle penali. In caso di scioglimento del progetto della Tav il costo massimo tra penali e rimborsi potrebbe raggiungere i 4,2 miliardi. È questa infatti la cifra stimabile sommando i vari importi contenuti nella stessa Relazione collegata all'analisi costi benefici della Tav. Molti sono importi massimi «difficilmente raggiungibili». Tanto che nella relazione si spiega che «i molteplici profili evidenziati non consentono di determinare in maniera netta i costi in caso di scioglimento». La variabile è dovuta a «più soggetti sovrani» che dovrebbero negoziare gli importi.

Mit: errore macroscopico dell’analisi. Penali massime di 400 milioni
Stime che il Mit contesta. Secondo il ministero, infatti, la percentuale tra 10 e 30% prevista a titolo di risarcimento per lo scioglimento dei contratti non va parametrata sul costo totale dell'opera ma sui contratti effettivamente in essere al momento, cioè su circa 1,3 miliardi: il conto finale per questa voce si aggirerebbe tra i 130 e i 400 milioni. Secondo il Mit, nelle conclusioni dell'analisi
giuridica «è presente un errore materiale macroscopico che determina un eventuale costo di uscita dall'opera abnorme rispetto alla realtà».

Rinunciare alla Tav, secondo il ministero, costerebbe al massimo 1,7 miliardi. A questa cifra si arriva così: 400 milioni per lo stop ai contratti, 81 milioni per violazione del dell'accordo, 400 milioni per la rivalsa francese, 535 e 297 milioni per importi Ue da restituire o non incassare.

Una firma mancante al documento finale
Il dossier, di circa 80 pagine, è stato predisposto dal Gruppo di lavoro ad hoc del ministero delle Infrastrutture e Trasporti guidato dal professor Marco Ponti , ed era stato anticipato nei giorni scorsi sia alla Commissione Ue che alla controparte francese, suscitando polemiche all'interno della maggioranza. Il documento riporta la firma di 5 componenti su sei: oltre a Ponti, Paolo Beria, Alfredo Drufuca, Riccardo Parolin e Francesco Ramella. La firma mancante è quella dell'ingegnere Pierluigi Coppola. Secondo il parlamentare dem Davide Gariglio, che chiede di «invalidare il documento», Coppola era «l'unico esperto neutrale presente tra i commissari scelti dal ministro Toninelli», che «si è peraltro apertamente dissociato dai risultati finali».

Foietta: analisi truffa, numeri voluti da padrone
Tra chi non accetta le conclusioni negative dello studio Acb sulla Tav spicca il Commissario straordinario per l'Asse Ferroviario Torino-Lione, Paolo Foietta. «Mi riservo di vedere nel dettaglio i numeri, ma dalle prime indicazioni mi sembra che dalla farsa si è passati alla truffa», commenta a caldo, parlando senza giri di parole di «analisi realizzata per far quadrare i conti in base a quello che vuole il padrone», sostenendo che «i costi sono ampiamente gonfiati, mentre c'è una enorme sottovalutazione dei benefici ambientali e sociali». Da una prima lettura, spiega «rilevo anche una grave sottovalutazione dei traffici, sui quali l'analisi prende una cantonata colossale. C'è poi la questione delle accise e del mancato introito per lo spostamento dei traffici dalla gomma alla rotaia: è contro ogni logica e buon senso calcolare tutto questo come una negatività, va contro qualunque linea guida sulle analisi costi-benefici». I numeri «veri», secondo Foietta, sono quelli dei Quaderni dell'Osservatorio, dodici in tutto, «già pubblicati e messi a disposizione del governo».

Boccia: a regime crea 50mila posti di lavoro, al Governo basti
Mastica amaro per le conclusioni del Gruppo di lavoro anche il leader degli industriali, Vincenzo Boccia, che in vista della decisione finale sulla Torino-Lione auspica dal Governo «una unica e grande priorità: l'occupazione, il lavoro. L'apertura di questi cantieri a regime determina 50mila posti di lavoro», spiega Boccia. «Se per il Governo questo basta... A noi basta come analisi costi-opportunità, in una fase delicata per l'economia, in cui va messo al centro il lavoro».E conclude: «È una grande occasione per dare lavoro a 50mila persone. Io l'analisi già l'ho fatta: ho dato un dato, a noi basta».

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