Tutti con Nicola Zingaretti, o quasi. Mai candidato alle primarie del Pd ha avuto così tanti endorsement pesanti: gli ex premier, innanzitutto. A partire da Paolo Gentiloni passando per Enrico Letta per finire con il grande padre del centrosinistra Romano Prodi, che ha definito il governatore del Lazio in pole nella corsa alle primarie dem del 3 marzo «il padre di cui il Pd ha bisogno». E poi gli ex ministri, anche con Matteo Renzi premier: da Dario Franceschini a Marianna Madia a Roberta Pinotti fino a Marco Minniti, l’uomo che inizialmente i renziani avevano scelto come loro candidato al congresso prima del gran rifiuto. Nonché un parlamentare di lungo corso come l’ex capogruppo in Senato Luigi Zanda così come i leader della sinistra interna Andrea Orlando, anche lui ex ministro, e Gianni Cuperlo.
Il ruolo di Veltroni
Quanto al padre fondatore Walter Veltroni, finora non ha dichiarato la sua intenzione di voto. Ma i parlamentari a lui vicini, a cominciare da Walter Verini e Roberto Morassut, sono con Zingaretti. E lo stesso Zingaretti ha più volte detto che Veltroni è tra i suoi “consiglieri”. Insomma, se alla
fine Veltroni deciderà di non schierarsi con Zingaretti mantenendo una sorta di neutralità da padre nobile, questo non significa
che si può annoverare tra i suoi avversari interni.
Sostegno a 360 gradi
Zingaretti ha poi ricevuto l’appoggio, non si sa quanto gradito, di un ex big del Pd come Massimo D’Alema, uscito dal partito dopo il referendum sulle riforme assieme a Pier Luigi Bersani. Così come quello di una grande avversaria
di Renzi come Rosy Bindi. Ma ha saputo pescare anche nel mondo renziano, come testimonia l’appoggio del sindaco di Pesaro Matteo Ricci.
GUARDA IL VIDEO/ Caos Pd, Renzi nega una scissione ma c’è un progetto civico
Chi non appoggia il governatore del Lazio
Tra gli ex ministri che non appoggiano Zingaretti ci sono Maurizio Martina e il capogruppo alla Camera Graziano Delrio: il primo si è candidato alle primarie arrivando secondo al congresso tra gli iscritti, il secondo lo appoggia. Con Martina
anche l’ex braccio destro di Renzi Luca Lotti, mentre Maria Elena Boschi non si è ancora schierata anche se i più la danno vicina al terzo candidato in corsa per le primarie, Roberto Giachetti. Con Martina si sono poi schierati i dirigenti renziani di maggior peso come il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, Lorenzo Guerini ed Ettore Rosato.
I gruppi parlamentari con Martina
E soprattutto con Martina si è schierata la maggioranza dei gruppi parlamentari: in tutto i deputati e i senatori renziani che hanno sottoscritto la sua mozione sono 84, a cui vanno aggiunti altri 25
parlamentari che si possono definire renziani del secondo cerchio o ex renziani. In tutto 109 su 164. Un dettaglio non di poco conto. Perché Zingaretti, quando e se verrà eletto segretario confermando le aspettative, dovrà
dare indicazioni politiche e di voto a un gruppo i cui numeri non rispecchieranno per nulla gli equilibri che usciranno dal
congresso. Una situazione senza precedenti. Una piccola bomba pronta ad esplodere in caso di crisi di governo con conseguenti
consultazioni.
Ultra-renziani con Giachetti
Con il terzo in corsa, Giachetti, solo un gruppo ristretto ma solido di ultra-renziani tra cui Luigi Marattin e l’ex viceministro dell’Economia Enrico Morando. A cui forse si unirà, come accennato sopra, l’abbraccio di Boschi.
Il nodo della discontinuità con Renzi
I big con Zingaretti, dunque, anche se di estrazione politica molto diversa: a scorrere i nomi si nota un riformista storico
come Gentiloni accanto a un “marxista” come Cuperlo. In realtà la convinzione di tutto il gruppo dirigente che ha deciso di puntare sul governatore del Lazio è che serve una
discontinuità profonda con gli anni del “renzismo” e di Renzi, a cui a torto o a ragione si attribuiscono le maggiori responsabilità
della sconfitta alle elezioni politiche dello scorso anno.
GUARDA IL VIDEO/Italia in recessione, Renzi risponde a Di Maio: uomo ridicolo
La strategia di Renzi (che non si schiera ancora)
E lui, Renzi? «Andrò a votare alle primarie ma dirò per chi solo dopo la proclamazione del nuovo segretario», dice a chi glielo
chiede. Proprio oggi è uscito in libreria il suo ultimo libro - Un’altra strada - che di tutto parla fuorché del congresso in corso nel Pd. Renzi vuole mettere tutte le distanze possibili tra lui e il nuovo
corso che si intravede. Per poter poi tornare in campo, è l’evidente sottinteso, quando comincerà un altro ciclo politico.
© Riproduzione riservata