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Il patto segreto M5s-Lega sulla Tav: sblocco dei bandi e taglio dei…

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dopo il voto sardo

Il patto segreto M5s-Lega sulla Tav: sblocco dei bandi e taglio dei costi

Dietro le schermaglie politiche sulla Tav “congelata” si cominciano a intravedere scenari più concreti. Perché è chiaro che la mediazione raggiunta nella maggioranza con la mozione che ricalca fedelmente il contratto di governo - l’impegno a «ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia» - va riempita di contenuti. Ed è su quei contenuti che Lega e M5S avrebbero già siglato un accordo, i cui primi step si riveleranno dopo il voto di domani in Sardegna. Il timing sarebbe infatti già definito.

Tra «due settimane», il periodo indicato giovedì dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, il Governo dovrebbe innanzitutto procedere con lo sblocco dei bandi da 2,3 miliardi per gli scavi definitivi del tunnel di base a partire dal cantiere di Chiomonte, rinviati dal Cda di Telt nei giorni scorsi. La pubblicazione entro marzo consentirebbe di sventare la perdita dei 300 milioni di finanziamento europeo già ventilata dall’Ue e ieri dal Comité Transalpine Lyon-Turin. Non risulterebbe particolarmente impegnativa per il M5S, dal momento che potrebbe essere presentata come un atto dovuto, senza assumere subito una decisione formale. Nelle more dell’aggiudicazione dei lavori a un’impresa appaltatrice, andrebbe avanti invece la trattativa vera, interna ed esterna, con Francia ed Europa: quella sulla revisione del progetto.

La spinta della Lega per una soluzione «mini-Tav»
Qui la spinta della Lega è molto forte. Perché già nei mesi scorsi i leghisti avevano aperto a una modifica, sponsorizzando la soluzione di una “mini Tav” che possa far risparmiare almeno 1,5 miliardi di euro. L’idea è quella di lasciare intatto il tunnel di base da 57,5 chilometri tra Saint-Jean de Maurienne in Francia e Susa-Bussoleno in Italia (che dovrebbe essere completato entro il 2029, con la messa in servizio pianificata per il 2030), eliminando invece invece tanto la galleria di 12 chilometri tra Avigliana e Orbassano sotto la collina morenica di Rivalta quanto altre opere, a partire dalla stazione di Susa firmata dall’archistar giapponese Kengo Kuma. Va ricordato, però, che secondo l’analisi costi-benefici curata da Marco Ponti e dagli altri esperti della struttura di missione del ministero di Danilo Toninelli la rinuncia alla tratta Avigliana-Orbassano comporterebbe comunque un saldo negativo tra 6,1 miliardi (nello scenario realistico, con un risparmio di 890 milioni) e 7,2 miliardi in quello più ottimistico (con minori spese per 600 milioni).

Si punta a un aumento delle risorse europee
Limitarsi al solo tunnel di base renderebbe indispensabile il rafforzamento della linea storica. Qui l’ipotesi è anche quella di potenziare le misure mirate all’ambiente, come pannelli fotovoltaici trasparenti per produrre energia per le comunità locali. E si potrebbero destinare i fondi risparmiati sia al territorio della Val di Susa sia al primo lotto della linea 2 della metropolitana di Torino, come propongono i Sì Tav. Non solo. La Lega è convinta di poter strappare alla Commissione Ue anche un aumento delle risorse, che farebbe crescere ancora l’asticella dei risparmi per l’Italia. Il lavoro sulla revisione del progetto eviterebbe al Carroccio di arrivare a mani vuote alle elezioni di maggio, quando si voterà sia alle europee sia in Piemonte, proprio la terra della Tav. Ma aiuterebbe anche i Cinque Stelle a recuperare credito presso quell'elettorato moderato fuggito (lo si è visto in Abruzzo) dopo le mani tese ai gilet gialli e le posizioni sopra le righe. Tutto in nome del contratto di governo: una Tav rivista in profondità permetterebbe a ciascun contraente di presentarsi come vincitore.

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