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Dossier Pensioni, la legge Fornero resiste nonostante quota 100

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    Dossier | N. 16 articoli 4 marzo 2019, cosa è cambiato a un anno dalle elezioni politiche?

    Pensioni, la legge Fornero resiste nonostante quota 100

    «Chiedete alle persone che incontro se preferiscono restare sotto sequestro della Legge Fornero ancora per uno, due, tre o quattro anni. Oppure se preferiscono poter scegliere se recuperare quanto hanno versato»: così Matteo Salvini ha lanciato il piano di quota 100. Un piano dettagliato al punto 17 del contratto di governo siglato da Lega e Movimento 5 Stelle:  «Pensioni. Stop legge Fornero» è il titolo del paragrafo. Questo il dettaglio: «Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. “Fornero”, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse. Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l'obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti».

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    LE NUOVE PENSIONI NEL 2018
    (Fonte: Inps)

    Poi quota 100 è arrivata, ma non supera affatto la riforma Fornero, almeno non per tutti: è una finestra che resta aperta per tre anni, soloper chi ha 62 anni d’età e almeno 38 di contributi. Le domande arrivate - secondo l’ultimo aggiornamento dell’Inps - sfiorano quota 90mila, in poco più di un mese. Per tutti gli altri: la legge Fornero “resiste”, eccome. Con il decretone, le porte di uscita dal mercato del lavoro - a partire dai 58 anni di età - sono salite a sette, considerando i principali canali di pensionamento: quota 100, opzione donna, precoci, usuranti, Ape volontario e sociale, isopensione.

    A restare in vita il canale “standard” della pensione anticipata, quello previsto dalla legge Fornero per intenderci: con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) nel 2019 si potrà andare in pensione tre mesi dopo aver maturato i requisiti a prescindere dall'età anagrafica.

    L'IMPATTO DI QUOTA 100
    Dati in migliaia (Fonte: relazione tecnica al Dl 4/2019)

    Non solo quota 100
    In base a quanto previsto dal decretone quota 100 sarà sperimentale - dal 2019 al 2021 - e permetterà l’uscita di lavoratori privati e pubblici con 62 anni e 38 di contributi. Si potrà uscire anche con 63, 64, 65 e 66 anni con un minimo di 38 anni di anzianità contributiva.

    Opzione donna prosegue, ma sempre a tempo
    Una promessa mantenuta - ma a tempo - riguarda “opzione donna”, misura sperimentale che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di uscire subito dal mercato del lavoro, optando in toto per il regime contributivo. «Prorogheremo tale misura sperimentale - è scritto nel contratto di Governo -utilizzando le risorse disponibili».

    Chi sceglie opzione donna deve comunque aver ben presente che l’assegno sarà ricalcolato per intero con il metodo contributivo, che porta a un “taglio” fino al 40% per le lavoratrici che abbiano maturato contributi con i sistemi retributivo e misto (meno penalizzanti).
    Il Governo gialloverde ha prorogato anche la sperimentazione dell’Ape sociale per tutto il 2019 per permettere per uscite flessibili a 63 anni di età con 30 di contributi (o 36 in casi particolari) di lavoratori in situazioni di difficoltà.

    Il nuovo si andrà ad aggiungere a norme che continuano a vivere moltiplicando i loro effetti. È il caso del cumulo gratuito, la possibilità di sommare periodi contributivi versati su gestioni diverse per raggiungere “prima” la pensione. Dopo l’entrata in vigore del decreto, lo si potrà utilizzare anche per arrivare ai 38 anni necessari a un candidato quota 100, ma solo tra le gestioni Inps. Resta in vigore, perché già a regime, anche la Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) efficace come traghetto verso la pensione di vecchiaia alimentato dai contributi accantonati dagli iscritti a una forma di previdenza complementare. Per usarla servono i requisiti Ape.
    Per chiudere questa rassegna delle flessibilità vecchie e nuove, vale ricordare l'isopensione. Si tratta dell'anticipo fino a 4 anni rispetto alla legge Fornero a patto che l'azienda versi, con oneri interamente a suo carico, un assegno ai lavoratori pari alla pensione per tutto il periodo di esodo, sino al perfezionamento dei requisiti per il pensionamento. Una via di uscita con un iter amministrativo complesso e molti costi per le aziende. Il periodo di 4 anni è stato esteso, per il triennio 2018-2020, a 7 anni, come prevede la legge 205/17 (ultima manovra Gentiloni). E il Governo Conte, anche in questo caso, ha confermato.

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