Il cavallo di battaglia dei 5 Stelle nel contratto di governo gialloverde, il reddito di cittadinanza, ha subito diverse e rilevanti modifiche nel passaggio dalla formulazione originaria al decreto legge in vigore dallo scorso 29 gennaio, attualmente in fase di conversione in legge.
Secondo il contratto di governo il sussidio doveva essere pari a 780 euro mensili per una persona singola. Mentre in base al Dl, a causa della limitatezza delle risorse disponibili, i 780 euro arriveranno solo a un single con Isee pari a zero che non sia proprietario di un alloggio, e saranno compresivi di un contributo fisso per l’affitto (280 euro ). Per tutti gli altri, il sussidio sarà erogato sotto forma di integrazione al reddito fino a 500 euro.
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Favoriti i single rispetto alle famiglie numerose
La divisione del sussidio in due voci non riguarda solo i single, ma anche le famiglie. Anche in questo caso, dal passaggio
dal contratto di governo al decreto, emerge un'altra discrepanza. Il contratto faceva riferimento alla scala di equivalenza
Ocse per il conteggio dell'importo riconosciuto, che sale a seconda della composizione dei nuclei familiari. Ma la scala di
equivalenza è stata modificata nel testo del decreto legge 4/2019, a svantaggio dei nuclei familiari più numerosi. Come ha
evidenziato l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) «l'importo concesso ai nuclei monocomponenti è più alto rispetto a quello
riconosciuto generalmente dagli altri Paesi che hanno strumenti simili, se si tiene conto che è previsto un aiuto addizionale
per i costi dell’affitto». Al contrario, «appare relativamente più basso l’ammontare assicurato ai nuclei più numerosi». Diversi
emendamenti correttivi sono stati presentati in commissione Lavoro da maggioranza e opposizione, per modificare la scala di
equivalenza in modo da favorire le famiglie più numerose o con disabili. Questi emendamenti sono stati poi ritirati per problemi
di coperture, ma è possibile che nell’iter di conversione verranno ripresentati.
Le modifiche in sede di conversione
In sede di conversione in Senato sono stati inseriti altri dettagli. Intanto, in materia di privacy. È stato chiarito, recependo
alcune osservazioni del Garante privacy, come lo Stato non vedrà le singole spese effettuate grazie al reddito di cittadinanza,
ma potrà monitorare «i soli importi complessivamente spesi e prelevati» dalla Carta Rdc. Sui navigator poi si prevede un «parere
previo» delle regioni, che restano tuttavia critiche sui 6mila nuovi tutor che dovrebbero adiuvare i centri per l’impiego
a trovare lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza. Prevista anche una stretta su furbetti divorzio e stranieri. Le
modifiche prevedono da un lato un “apposito verbale della polizia municipale” che certifichi le separazioni o i divorzi avvenuti
dopo il primo settembre 2018 e dall’altro che chi proviene da Paesi extra Ue faccia certificare dal Paese di origine la situazione
patrimoniale e reddituale e la composizione del nucleo familiare, certificato che va tradotto in italiano e validato dal consolato
italiano. Esentati i rifugiati politici e chi proviene da Paesi dai quali non è possibile ottenere la certificazione. Confermata
anche l’esclusione per 12 mesi dal reddito del
solo soggetto che si dimette volontariamente, anziché di tutta la famiglia.
GUARDA IL VIDEO - Reddito di cittadinanza: l'offerta di lavoro congrua è quella da 858 euro
Secondo l’Upb con il Dl obblighi solo per il 26% dei percettori
Sempre nel contratto di programma è previsto che un impegno attivo del beneficiario del Rdc che dovrà aderire alle offerte
di lavoro provenienti dai centri per l'impiego: massimo 3 proposte nell'arco di due anni. Come evidenzia l'analisi svolta
sempre dall’Upb, dei circa 1,3 milioni di nuclei familiari (3,6 milioni di componenti ) percettori del Rdc «circa il 37% risulterebbe
senza obblighi di alcun genere, il 26% verrebbe almeno inizialmente inserito nel percorso lavorativo e il restante 37% in
quello di inclusione sociale gestito dai Comuni». In base al Dl, infatti, le famiglie formate esclusivamente da componenti
già occupati (la definizione standard prevede di essere occupati almeno un'ora in un'attività che preveda un corrispettivo
monetario o in natura), o che si trovano in condizioni di non occupabilità (minorenni, studenti o in formazione, anziani,
disabili o con carichi di cura) sono escluse da qualsiasi obbligo previsto dai percorsi lavorativi e di inclusione: percepiscono
il sussidio senza vincoli.
Non si può rifiutare un’offerta superiore a 858 euro
Sempre nel Dl, poi, le tre proposte sono calibrate secondo un raggio chilometrico - criterio non previsto dal contratto di
governo - in un arco di tempo anche superiore ai 24 mesi. Un emendamento al Senato ha introdotto un nuovo “paletto”: non si
può rifiutare un'offerta con una retribuzione superiore a 858 euro.
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