Flat tax ancora per pochi. Un anno fa in piena campagna elettorale, la Lega proponeva una tassa piatta al 15% per tutti con un costo non inferiore ai 40 miliardi mentre il M5S puntava a una riduzione a tre aliquote dell'Irpef. Il punto d'incontro è stato raggiunto a metà maggio con la firma del contratto di governo con un'ipotesi di dual tax, ossia due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie (per queste ultime si delineava una deduzione fissa di 3mila euro sulla base del reddito del nucleo).
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Le priorità di reddito e pensioni
La realtà dei conti pubblici e le priorità di Governo e maggioranza, che hanno preferito puntare subito su reddito di cittadinanza
e quota 100 per le pensioni, hanno portato a rivedere il cronoprogramma.
Con la legge di Bilancio 2019, infatti, la madre di tutte le riforme fiscali in grado di rilanciare consumi e crescita si
è trasformata in un ampliamento del regime forfettario istituito dal Governo Renzi e riservato solo a chi ha una partita Iva.
Per il resto, pensionati e dipendenti inclusi, la possibilità di avere solo due aliquote Irpef una del 15% fino a 80mila euro
di reddito e l'altra del 20% oltre tale soglia, come ipotizzato nella bussola dell'Esecutivo gialloverde, è al momento in
lista d'attesa.
A conti fatti, potrebbero essere quasi 2 milioni le partite Iva a sfruttare il nuovo regime forfettario.
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Il doppio intervento per le partite Iva
In realtà, l'ultima manovra sempre limitatamente alle partite Iva tratteggia il meccanismo delle due aliquote. Oltre all'estensione
del forfettario con prelievo al 15% per ditte e professionisti con ricavi o compensi fino a 65mila euro già operativo dal
2019, viene istituto un secondo regime che scatterà solo dal 2020 con un'aliquota al 20% nel caso di ricavi o compensi tra
65.001 e 100mila euro.
La riduzione della prima aliquota al 20%
Ma da dove si potrebbe ricominciare? L'avvicinarsi della campagna elettorale per le europee ha riaperto il cantiere (degli
interventi e delle promesse). Più volte la Lega ha rilanciato l'idea di tagliare da subito la prima aliquota Irpef dal 23%
al 20% e progressivamente di arrivare all'aliquota unica proprio su questo livello. Se così fosse, risulterebbe superato quanto
previsto nel contratto di governo.
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