L’affondo è arrivato dal M5s. Con l’offerta del leader Luigi Di Maio al neo segretario dem Nicola Zingaretti a convergere sul salario minimo. «Il M5S fra pochi giorni porta in Parlamento - ha detto Di Maio - una misura che introduce ed estende il salario minimo a tutte le categorie di lavoratori. Una battaglia di tutti e sul tema mi auguro di vedere un'ampia convergenza parlamentare, a partire proprio da Zingaretti». Ma la proposta è stata rimandata al mittente dal segretario Pd, che ha replicato: «No alle furbizie».
La proposta dem: salario minimo a 9 euro netti
I dem infatti hanno fatto notare che un disegno di legge sul salario minimo è stato già presentato nel maggio scorso al Senato.
«È il M5S che se vuole, potrà votare il nostro disegno» dicono. Non solo. Il Pd può vantare anche una sorta di “primogenitura”.
I dem hanno presentato infatti il loro testo al Senato il 3 maggio 2018, primo firmatario Mauro Laus. All’articolo 2 si
propone «un salario minimo di 9 euro orari, al netto di contributi previdenziali e assistenziali, nei settori non regolati
da accordi tra datori di lavoro e organizzazioni sindacali» che «si applica a tutti i rapporti aventi per oggetto una prestazione
lavorativa».
La proposta M5s: salario minimo a 9 euro lordi
La proposta che il M5s si appresta a depositare ricalca quella presentata nella scorsa legislatura al Senato (prima firmataria
Nunzia Catalfo), 2 mesi dopo quella del Pd: il 12 luglio. Una proposta meno onerosa perché prevede una retribuzione «comunque
non inferiore a 9 euro all'ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali».
Andare oltre il codice civile
Nella sua proposta di legge il Pd ricorda che ad oggi, «non è previsto un salario minimo stabilito a livello legislativo per
tutti i lavoratori subordinati ma è l'articolo 2099, comma secondo, del codice civile ad attribuire, in via primaria, alla
contrattazione collettiva il compito di stabilire la misura della retribuzione dovuta dal datore di lavoro al prestatore.
Saranno i giudici del lavoro, sulla base del medesimo articolo, in assenza di pattuizione tra le parti ovvero nell’ipotesi
di retribuzione insufficiente, a dover tradurre nel concreto i princìpi sanciti dall’articolo 36 della Costituzione (il lavoratore
ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare
a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa, ndr). Il disegno di legge, proprio per superare tale impostazione, prevede
l'istituzione del salario minimo orario.
La definizione «certa, uguale per tutti i rapporti di lavoro subordinato»
La proposta M5s si pone invece come obiettivo una definizione «certa, uguale per tutti i rapporti di lavoro subordinato,
e cogente del trattamento economico che integra la previsione costituzionale della retribuzione proporzionata e sufficiente,
attraverso l'obbligoche non sia inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali
e sindacali comparativamente più rappresentative». Un tetto minimo che dovrà essere applicato a tutti i contratti subordinati
e parasubordinati. Si stima che il 15-20%del totale dei lavoratori dipendenti italiani riceva riceva un salario inferiore
ai minimi stabiliti nei contratti nazionali firmati da Cgil, Cisl e Uil. Per non parlare del nero e della gig economy ancora
non regolamentata.
© Riproduzione riservata