È di mattina quando i presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico salgono al Quirinale. All’uscita diranno che si è parlato di autonomia differenziata, ma non è stato quello il tema principale dell’incontro. Al centro del colloquio c’è stata invece la Commissione d’inchiesta sulle banche di cui Sergio Mattarella ha voluto parlare personalmente con la seconda e terza carica dello Stato soprattutto per alcuni aspetti di criticità che ha rilevato nell’esame della legge approvata già da un mese.
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Non è in discussione la firma, che arriverà nelle prossime ore, ma questo non esclude che tra le norme sussistano forti rischi di sconfinamento in ambiti e competenze che, per esempio, sono della Bce o della magistratura. Tra l’altro, i rumors di ieri raccontavano anche di grandi tensioni in Banca d’Italia sulla stessa Commissione, leggendo la visita di Ignazio Visco – arrivato al Colle nel primo pomeriggio – legata a quel via libera.
In realtà, l’argomento non è stato toccato visto che gli incontri che ha avuto ieri Mattarella erano scollegati tra loro. Piuttosto la visita del Governatore ha preceduto la tornata di nomine di cui ha informato il capo dello Stato. Dunque due partite diverse.
E quella sulla Commissione ha impegnato non poco Mattarella - e i suoi uffici giuridici - visto che è stato necessario un lungo e approfondito esame, arrivato quasi a ridosso dei termini per promulgarla definitivamente. Qual è il punto? Come si sa, la Commissione è stata istituita prevedendo un lunghissimo elenco di funzioni, con poteri equiparabili a quelli della magistratura e con una durata che – a differenza di quella presieduta da Casini – non è di sei mesi ma arriva fino alla fine della legislatura. Insomma, facilmente potrebbe essere trasformata in un improprio strumento di pressione sul sistema bancario. E visto che si apre una campagna elettorale, il rischio è di fare propaganda e non svolgere – come è necessario - un’attenta e il più possibile oggettiva verifica delle attività degli istituti. Tema tanto più delicato vista la situazione non proprio stabile di alcune banche italiane.
Il senso del discorso di Mattarella sarebbe stato quello di chiedere a Casellati e Fico di vigilare e rendersi garanti di un andamento dei lavori compatibile con la Costituzione, che eviti conflitti di competenze e assicuri un’approfondita inchiesta senza strumentalizzazioni di parte. Già nei prossimi giorni ci saranno riscontri istituzionali di questo colloquio anche se la legge, come si diceva, verrà promulgata nei tempi previsti.
Altro discorso è poi quello che decideranno i due partiti a proposito della presidenza della Commissione, tema su cui il capo dello Stato non è entrato, ma che agita molto la coalizione. In effetti è uno dei punti che potrebbe ritardare l’avvio della procedura, di per sé molto semplice. Succede infatti che i due presidenti di Camera e Senato dovranno inviare una lettera ai gruppi parlamentari per chiedere i nomi da indicare come commissari. Una volta ricevute le risposte, Casellati e Fico convocheranno in prima seduta la nuova Commissione che, per l’insediamento, deve eleggere il suo ufficio di presidenza, composto da un presidente, due vice e due segretari. Un meccanismo che potrebbe richiedere una settimana o dieci giorni, dunque veloce e relativamente semplice ma solo sulla carta. Perché la decisione che non sembra ancora sbloccata è proprio quella di chi la guiderà: nei giorni scorsi si è fatto il nome di Gianluigi Paragone dei 5 Stelle ma dopo il suo “appello” a Di Battista sembra si sia creato ostilità nel suo stesso partito che si somma alla contrarietà della Lega.
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