Riunione lampo del Cdm, appena mezz'ora, per approvare il Documento di economia e finanza che fissa la crescita 2019 a un misero +0.1%, ma solo dopo un faticoso vertice di governo durato tre ore. E nessuno, né il premier Giuseppe Conte né il titolare del Mef Giovanni Tria né i due azionisti della maggioranza, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che a cose fatte scenda in sala stampa per illustrare i contenuti: la prima volta, nella storia del Def.
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Due indizi che provano le tensioni che ancora una volta caratterizzano l'asse M5S-Lega in un passaggio chiave dell'azione di Governo. A dividere, oltre a flat tax e abbassamento delle tasse per i l ceto medio, è il nodo Iva: per il 2020 c'è infatti da fare i conti con ben 23 miliardi di euro di clausole di salvaguardia che, a legislazione vigente, si tradurranno in altrettanti aumenti di Iva.
Il problema dell'Iva rimane sullo sfondo, nel corso di un pomeriggio che vede da un lato la Lega insistere per inserire in modo esplicito nel Def in cantiere l'arrivo della flat tax al 15% «fino alla soglia dei 50mila euro di reddito familiare», come chiede Salvini. Dall'altra il Movimento 5 Stelle, con Luigi Di Maio pronto a concederla all'alleato a patto che il sostegno arrivi «al ceto medio», mantenendo la progressività del prelievo fiscale senza fare "regali" ai ricchi. Alla fine il punto di mediazione raggiunto è la previsione di un intervento immediato, già con la prossima legge di Bilancio, per «alleviare il carico dei ceti medi» con la «progressiva attuazione di un sistema flat tax» ma dal testo finale scompaiono i riferimenti a un sistema a doppia aliquota del 15 e del 20%. «Vince il buon senso», commenta alla fine il vice-premier Di Maio. Resta comunque la necessità, per muovere in questa direzione, di rivedere l'intero meccanismo di detrazioni e deduzioni.
Giocoforza, alla fine della giornata gli impegni vaghi del Def riguardano anche il fronte Iva, dopo che il ministro Tria ha messo in chiaro ai due alleati l'impossibilità di sostenere contemporaneamente sia il disinnesco dell'aumento delle aliquote sia la flat tax con l'abbassamento delle tasse. La proposta leghista per la «tassa piatta» costerebbe tra i 12 e i 14 miliardi di euro, ma per attuarla, secondo il ministero dell'Economia, servirebbe però una nuova dose massiccia di tagli alle spese. L'imposta non deve aumentare, assicurano immediatamente dopo la fine della riunione del governo sia Palazzo Chigi sia la Lega. Ma, almeno nel Programma nazionale di riforma, il riferimento è quanto mai blando e ambiguo. Si dice solamente che andranno definite «misure alternative».
Si prende tempo sull'Iva e si prannuncia l'arrivo della flat tax: questo, in sintesi, lo schema del Def: con la campagna per le Europee alle porte né Di Maio, né Salvini possono permettersi di prospettare un aumento del carico fiscale (clausole di salvaguardia) o un passo indietro su una promessa elettorale (tassa piatta, ma anche quota 100, altra misura confermata dal Cdm).
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