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Alitalia, due strade per il salvataggio: Fs-Delta e…

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Servizio |Proroga in scadenza il 30 aprile

Alitalia, due strade per il salvataggio: Fs-Delta e l’incognita Atlantia

È rimasta solo la carta Atlantia perché possa andare in porto l'offerta delle Ferrovie dello Stato per Alitalia. La partita non è solo tecnico-industriale, ma assume una dimensione politica: l’eventuale adesione al piano di salvataggio della compagnia della holding di autostrade e aeroporti - che ufficialmente continua a dichiararsi «non interessata al dossier Alitalia» - presuppone un via libera politico della maggioranza Lega-M5S. C’è poco tempo. Entro il 30 aprile devono arrivane le offerte.

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Il “Progetto Az”: adesioni al 60 per cento
Ad oggi il “Progetto Az” delle Fs, così si chiama il piano di salvataggio condotto dall’azienda pubblica, vede adesioni possibili fino a circa il 60% del capitale dell’ipotizzata “nuova Alitalia”, la “newco” che dovrebbe rilevare le attività (ma non le passività) della sofferente compagnia. Manca un 40%, che potrebbe essere raggiunto se si facesse l’accordo con Atlantia, che - se dovesse arrivare il sì dei Benetton - potrebbe vedere la partecipazione diretta di Aeroporti di Roma, società controllata dalla holding autostradale che gestisce lo scalo di Fiumicino, nel quale Alitalia è il primo cliente, anche se il peso si è ridotto rispetto al passato (vale il 29% circa dei ricavi aeroportuali).

Una “newco” con 800 milioni di capitale
Il capitale della “newco” sarebbe inferiore al miliardo di euro, si ragiona su 800 milioni. Quindi l’impegno di ogni socio andrebbe calcolato in proporzione a questo valore. L’americana Delta Airlines, una delle maggiori compagnie mondiali, ha accettato di essere partner industriale delle Fs ed è disponibile a prendere una partecipazione tra il 10 e il 15% nella “newco Alitalia”, con un investimento massimo di poco più di 100 milioni. In questo modo Delta tutelerebbe la sua posizione di supremazia nei voli sul NordAtlantico ed eviterebbe il rischio di perdere una parte del traffico e dei ricavi attuali in caso di passaggio di Alitalia (pur ridimensionata) nell’orbita della rivale Lufthansa. Il piano Fs-Delta prevede un perimetro di Alitalia un po’ più piccolo dell’attuale, con circa 105 aerei sui 118 totali. Ci sarebbero anche esuberi, sono stati ipotizzati circa 2mila esuberi sugli 11.600 dipendenti, di cui 830 sono in cassa integrazione.

I paletti delle Ferrovie
Le Fs hanno posto il limite del 30% della loro partecipazione, con i paletti indicati dall’a.d. Gianfranco Battisti, per evitare di appesantire il bilancio e le capacità d’investimento nel settore ferroviario con il rischio Alitalia. Poi c’è lo Stato, il ministero dell’Economia e finanza acquisirebbe fino al 15% del capitale, con la conversione in azioni di parte del prestito concesso alla compagnia (in totale 900 milioni che, calcolando gli interessi pari al 10% circa l’anno, è già salito oltre un miliardo). Le Fs hanno detto che l’operazione deve essere “a mercato”, per una quota di almeno il 30% del capitale totale. Per questo - dopo il no di tutti i gruppi pubblici che sono stati sondati, come Eni, Finmeccanica-Leonardo, Cdp, Poste - le energie si sono dirette su Atlantia-AdR, visto anche il peso di Alitalia sui ricavi della società aeroportuale.

Il governo e Atlantia
Chi lavora al dossier fa notare che l’operazione, pur complessa e oggi soggetta a incertezze, si potrebbe fare se il governo accettasse una “normalizzazione” dei rapporti con Atlantia e con la controllata Autostrade per l’Italia (all’88,06%) dopo le contestazioni e l’avvio della procedura di revoca della concessione autostradale in seguito al crollo del ponte Morandi a Genova, il 14 agosto 2018, con 43 morti. In cosa potrebbe consistere questa distensione? Difficilmente il governo potrebbe fare un accordo scritto che dia garanzie di ritirare tutte le contestazioni già sollevate nei confronti del gruppo controllato dai Benetton. Però, fa notare chi lavora al dossier, ci potrebbe essere un clima più aperto al dialogo, l’apertura di un tavolo di confronto. Non è passato inosservato che il ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha rinviato al 3 maggio prossimo il termine di 120 giorni, che sarebbe scaduto il 19 aprile, perché la società privata risponda a ulteriori contestazioni avanzate dal ministero con una lettera del 20 dicembre scorso nella procedura di revoca della concessione, avviata formalmente il 16 agosto 2018.

La scadenza del 30 aprile
Guarda caso, il 30 aprile scade la proroga fissata dai tre commissari Alitalia perché le Fs presentino quella che definiscono «integrazione dell’offerta» su Alitalia. Quindi la proroga concessa dal ministro Cinquestelle Danilo Toninelli al gruppo Atlantia coincide con i tempi necessari a capire se la trattativa su Alitalia può arrivare a un risultato concreto o no. A una domanda su un interesse di Atlantia, l’11 aprile il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha risposto: «Siamo in una fase cruciale per Alitalia. In questi giorni i commissari e i partner, Fs e Delta, stanno raccogliendo anche altre manifestazioni d’interesse. Non ho notizie di proposte formalizzate» da parte del gruppo Atlantia. «Il nostro obiettivo deve essere quello del rilancio e, se qualcuno si è sfilato, è perché ha capito che non siamo disponibili a spezzatini o a svendere la compagnia». A livello politico la Lega sembrerebbe disponibile ad accettare una “normalizzazione” dei rapporti con Atlantia. Sono i Cinquestelle che devono pronunciarsi.

Assemblea il 18 aprile per il cda Atlantia
Va ricordato comunque che Atlantia non ha mai detto di essere interessata, anzi semmai il contrario. Interpellata, la holding dice di non avere interesse ad Alitalia. Ma la società mantiene un atteggiamento dialogante con le Fs e l’advisor delle Ferrovie, Mediobanca. Il 18 aprile si riunisce l’assemblea degli azionisti di Atlantia, per approvare il bilancio 2018 e nominare il nuovo cda per tre anni. L’azionista di controllo, Sintonia Spa controllata dai Benetton, ha già depositato la lista dei candidati, sono confermati il presidente uscente Fabio Cerchiai e l’a.d. Giovanni Castelluci.

Le condizioni di Lufthansa
Il 18 aprile ci sarà anche un incontro tra i commissari e i sindacati. I sindacati sono preoccupati perché, a quasi due anni dal commissariamento di Alitalia - risale al 2 maggio 2017 - non è ancora definito il futuro della compagnia. Rimane molta incertezza, la cassa si sta consumando, le perdite proseguono incalzanti, malgrado alcuni risparmi annunciati dai commissari (sui leasing di aerei) e la cassa integrazione anche il 2018 è andato in archivio con una perdita netta stimabile in almeno 500 milioni (un vero bilancio non viene pubblicato dai commissari). Si deve tenere presente che mentre le Fs lavorano per poter presentare un'offerta completa al 100%, i commissari non hanno altre offerte vincolanti in mano. In quasi due anni l’unica offerta vincolante è arrivata dalle Ferrovie, è stata presentata il 31 ottobre scorso. Se le Fs non dovessero riuscire a presentare l’offerta, il problema sarebbe tutto dei commissari. A quel punto potrebbe arrivare l’offerta di Lufthansa, che si è detta interessata, ma alle sue condizioni. E queste condizioni prevedono un forte ridimensionamento di Alitalia e, si stima, circa 5mila esuberi. I tedeschi prenderebbero solo le attività di volo (non l’handling aeroportuale né la manutenzione e altre attività di terra) con poco più di metà della flotta, tra 74 e 80 aerei sui 118 totali. L’eventuale offerta di Lufthansa arriverebbe direttamente dal vettore tedesco ai commissari, perché non verrebbe intermediata dalle Fs. A quel punto sarebbero i tre commissari, insieme al Mise e al resto del governo, a dover decidere cosa fare di Alitalia e dei suoi 11.600 dipendenti.

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