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Dossier Europee, un seggio a Strasburgo può costare fino a 200mila euro

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Dossier | N. 52 articoli L’Europa dopo il voto

Europee, un seggio a Strasburgo può costare fino a 200mila euro

Con le elezioni europee del 26 maggio tornano in campo le preferenze. I singoli candidati dovranno andare loro a caccia di voti per ottenere un seggio a Strasburgo. Una competizione che rischia di essere molto dispendiosa per i singoli concorrenti. Un posto all’Europarlamento può arrivare a oltre 200mila euro. E viste le casse esangui dei partiti, gli aspiranti eurodeputati dovranno mettere mano di persona al portafogli. Anche perché la caccia ai consensi si estende per circoscrizioni enormi (il Nord Ovest ha più di 15 milioni di abitanti) dove per avere la certezza di ottenere un seggio bisogna arrivare almeno a 30mila preferenze.

I limiti alle spese
In base alla legge, i singoli candidati avranno un limite massimo di spese per la loro campagna: 52mila euro per ogni circoscrizione elettorale a cui vanno aggiunti 0,01 euro per ogni residente della circoscrizione. Il calcolo è presto fatto: nel Nord Ovest, il collegio più grande, il tetto è pari a 210mila euro, nel Sud siamo a 192mila euro, per scendere a 168mila al Centro e 166mila nel Nord Est. Il limite più basso è 118mila euro al Sud.

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Campagne elettorali da 50-100mila euro
La battaglia coinvolgerà soprattutto quei 150 candidati (su un totale di circa 600 negli 8 partiti con più chance di conquistare almeno un eurodeputato) che

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vengono subito dopo i big capolista, vale a dire quelli che hanno più possibilità di aggiudicarsi uno dei 73 seggi spettanti all’Italia. Secondo chi già in passato ha provato a correre per Strasburgo, la spesa minima per avere visibilità difficilmente può scendere sotto i 30-40mila euro, tra manifesti, volantini, cene, campagne sui social e porta a porta. Ma per essere sicuri bisognerebbe avere un budget tra i 50 e i 100mila euro, a seconda dell’estensione del seggio.

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Budget low cost
Dall’entourage di Federico Pizzarotti, per esempio, parlano di spese elettorali «ridotte al minimo». Anche perché il sindaco di Parma, ex M5S capolista nella Circoscrizione Nord Est per l’alleanza tra +Europa e Italia in Comune, ha fatto già sapere che resterà a fare il primo cittadino anche in caso di elezione. Nel 2012 Pizzarotti aveva speso 6mila euro per la campagna elettorale a sindaco di Parma, mentre nel 2017, per il secondo mandato, la spesa è salita a 30mila euro.

Sì alle micro-donazioni
Massimiliano Smeriglio, esponente storico della sinistra romana e ora braccio destro di Nicola Zingaretti in Regione Lazio, si candida con il Pd nella Circoscrizione Centro. «Puntiamo sulle micro donazioni, da 10 fino a 100 euro», spiegano dal suo comitato elettorale. «La campagna sarà soprattutto basata sul volontariato, in parte sui social, in parte attraverso forme più tradizionali come il porta a porta». Anche perché il Pd non potrà aiutare molto i propri candidati: difficile bissare in questa tornata gli oltre 4 milioni spesi dai dem nelle europee 2014.

Dalle cene al porta a porta
«Io certo non posso competere con altri candidati, tuttavia, in quanto ex consigliere municipale, ex consigliere comunale e ora consigliere regionale, posso già contare su un certo seguito», spiega Fabrizio Ghera, candidato nella circoscrizione Centro Italia con Fratelli d’Italia. «I candidati come me non hanno altra strada che puntare sull’autofinanziamento, anche organizzando qualche cena, e scommettere sul porta a porta», conclude.

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