Elettorato fluido con grande difficoltà nelle previsioni. Ma anche voto nascosto e peso delle condizioni economiche. E incapacità dei Cinquestelle di emanciparsi dall’immagine di movimento che guarda al passato. Ai microfoni dello Speciale Elezioni Europee di Radio24-Il Sole 24 Ore, Nando Pagnoncelli, presidente di e amministratore delegato Ipsos Italia, esamina a caldo i risultati delle elezioni europee. «C’è stata - spiega il sondaggista - un’aspettativa forte delle condizioni economiche del paese e questo ha alimentato l’emergere, in una percentuale molto elevata di cittadini, dell’idea che il paese stesse andando nella giusta direzione». Una percezione che ha dovuto però scontrarsi con la realtà, prosegue Pagnoncelli. «Dalla recessione tecnica in poi - chiarisce il professore - abbiamo perciò visto una crescita di coloro andavano sostenendo il contrario e quindi è aumentato il livello di preoccupazione. In queste circostanze inevitabilmente si cerca quindi un soggetto politico che possa rappresentare, più di altri, una garanzia sui processi di crescita».
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Voto nascosto ed elettorato fluido
Quanto alle caratteristiche del voto italiano, Pagnoncelli sottolinea l’importanza di due fattori, a cominciare dal cosiddetto
“voto nascosto”, vale a dire il voto che non viene dichiarato «con cui noi sondaggisti dobbiamo fare sempre i conti insieme
all’incertezza». L’altro tassello è la fluidità del consenso. «C’è un voto molto più libero tendenzialmente dalle elezioni europee - sottolinea l’esperto -, il voto è considerato più
libero. Perciò diventa molto importante, da un lato, la comunicazione, e, dall’altro, il tipo di posizionamento che il partito
prende».
Il crollo dei Cinquestelle
Un elemento che, secondo l’analisi di Pagnoncelli, ha penalizzato soprattutto il movimento Cinquestelle: «Lo scorso anno aveva avuto successo eclatante, ma in realtà aveva un elettorato estremamente trasversale, il classico
partito “pigliatutto” come viene definito». E, prosegue il numero uno di Ipsos Italia, «questa è la situaizone ideale quando
si sta all’opposizione, ma, quando si è al governo, il rischio è che ogni decisione comporti una perdita significativa di
elettorato, cosa che è puntualmente avvenuta».
L’idea di un movimento che guarda al passato
Certo, prosegue Pagnoncelli, il movimento pentastellato ha pagato anche un altro scotto. «I cinquestelle si erano distinti
per un atteggiamento di chiusura rispetto alla Tav, alle infrastrututre. Era stata anche evocata la nazionalizzaizone di
alcune aziende e si è parlato di chiusura dei negozi la domenica. Tutto ciò ha restituito l’idea di un movimento che guardava al passato e quindi in difficoltà nell’acquisire nuovo consenso».
Le inchieste giudiziarie
Infine, le inchieste giudiziarie che, secondo il sondaggista, non hanno particolarmente influenzato l’andamento del voto.
«Hanno toccato diversi soggetti politici: dall’inchiesta Siri (l’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture, ndr) a quella
umbra (che ha coinvolto l’ex governatrice del Pd, Catiuscia Marini, ndr) fino al caso in Campidoglio del presidente del Consiglio
comunale agli arresto domiciliari del movimento Cinquestelle. Alla fine sono elementi che si elidono, suscitano grandissima
indignazione, ma non penalizzano o favoriscono i singoli soggetti politici».
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