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Visco: la fuga dei giovani pesa sulle imprese. All’estero anche…

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LA RELAZIONE ANNUALE DI BANKITALIA

Visco: la fuga dei giovani pesa sulle imprese. All’estero anche dalle Regioni più ricche

Sulle imprese pesa la fuga dei giovani, che è quintuplicata in dieci anni. È questo uno degli aspetti messi in evidenza dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco nelle Considerazioni finali. L’emigrazione dei giovani - ha spiegato - ha raggiunto lo 0,5 per cento nel 2017, quintuplicandosi nell’arco di dieci anni; quella dei laureati, pari allo 0,4 per cento, è raddoppiata».

GUARDA IL VIDEO - Le Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco

«Le uscite - si legge nella relazione annuale di Bankitalia - hanno coinvolto i giovani e i laureati in modo ancora più significativo rispetto agli anni precedenti la Grande Recessione: tra i primi la percentuale è passata dallo 0,1 nel 2007 a circa lo 0,5 nel 2017 , tra i secondi dallo 0,2 allo 0,4». «Tra i rischi per il paese di origine - continua il report - vi è anche quello che i flussi in uscita riducano la creazione di impresa, poiché il tasso di mprenditorialità raggiunge il proprio picco intorno ai 45 anni ed è maggiore nelle regioni più dinamiche».

CERVELLI SEMPRE PIÙ IN FUGA DALL’ITALIA
Tassi di emigrazione italiana per classi di età (valori percentuali). Fonte: elaborazioni su dati Istat e Infocamere

Negli ultimi dieci anni saldo migratorio negativo per 492mila persone
« Tra il 2007 e il 2018 - si legge nel documento pubblicato oggi - il numero di cittadini italiani emigrati all’estero è continuamente salito, con una decisa accelerazione dalla crisi del debito sovrano: nel 2018 il fenomeno ha coinvolto circa 120.000 persone, 5.000 in più rispetto all’anno precedente. Considerando anche coloro che sono rientrati dall’estero, il saldo migratorio netto di cittadini italiani cumulato negli ultimi dieci anni è stato negativo per circa 492.000 unità».

Vanno all’estero anche i giovani che vivono nelle regioni più ricche
Secondo Bankitalia, «i flussi verso l’estero sono aumentati da tutte le regioni del Paese, incluse quelle più ricche del Centro Nord, soprattutto tra le classi di età più giovani; le migrazioni dal Mezzogiorno verso l’estero sono cresciute tanto da compensare quasi interamente il calo di quelle verso il Centro Nord».

Ma il Sud è l’area più a rischio
Il Sud continua a essere l’area più a rischio: «Nel Mezzogiorno - ha ricordato il Governatore nelle Considerazioni finali - vive circa un terzo della popolazione italiana e si produce quasi un quarto del Pil. Le regioni meridionali stanno subendo un ulteriore impoverimento per l’emigrazione delle loro risorse più giovani e preparate, in massima parte verso il Centro Nord del Paese. Negli ultimi dieci anni il saldo migratorio complessivo è stato leggermente positivo, ma si è osservato un sensibile deflusso netto di giovani laureati. È una tendenza - ha concluso Visco - che comporta costi sociali immediati e che condiziona negativamente le prospettive di sviluppo».

Ismu: in aumento gli italiani che vivono all’estero
Il fenomeno della fuga dei cervelli va letto anche sulla base dei numeri deglli italiani all’estero. Secondo la Fondazione Ismu, sono sempre più numerosi i cittadini italiani che scelgono altri Paesi dell’Unione Europea per vivere e lavorare: in base ai dati Eurostat al 1° gennaio 2018 gli italiani sono il terzo gruppo di cittadini europei che vive in un altro stato membro, dopo i rumeni e i polacchi. Dal 1° gennaio 2016 al 1° gennaio 2018 i concittadini che hanno scelto di vivere in altro Paese europeo sono cresciuti del 14,3%, passando da 1 milione e 435mila a 1 milione e 640mila residenti in UE. La principale destinazione è la Germania, che accoglie al 1° gennaio 2018 oltre mezzo milione di italiani (578mila), più di un terzo di tutti gli italiani in Europa. Il Regno Unito, che in termini assoluti è stato scelto da oltre 300mila italiani, registra in termini relativi un incremento significativo nell’ultimo anno (+26%). Il terzo Paese europeo per numero di italiani residenti è la Spagna (221mila); al quarto posto la Francia con oltre 200mila italiani, che però rispetto al 2017 “perde” 2.137 italiani residenti. È in Portogallo che si registra il più alto incremento di italiani - più che raddoppiati in due anni - che da 6mila sono diventati 13mila. Se si considerano anche i Paesi Efta (European Free Trade Association - Associazione Europea di Libero Scambio), la Svizzera si conferma una “storica” meta italiana: nella confederazione elvetica da tre anni mediamente sono oltre 300mila i concittadini residenti.

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